Capire quando un diritto può trasformarsi in una penalizzazione è essenziale per chi vuole proteggere la propria futura rendita previdenziale Il legame tra permessi 104 e pensione nasconde dettagli tecnici che non si vedono subito ma che fanno la differenza nel lungo periodo
La pensione è il traguardo di una vita di lavoro, e ogni scelta fatta durante il percorso può pesare sull’assegno finale. Chi assiste un familiare con disabilità grave ha diritto a periodi di permesso retribuito o congedo straordinario, previsti dalla Legge 104, ma non sempre conosce le regole che determinano il valore pensionistico di questi periodi. L’INPS accredita contributi figurativi, che permettono di non perdere il diritto alla pensione, ma il modo in cui questi contributi incidono sull’importo finale è spesso meno vantaggioso di quanto ci si aspetti.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i casi in cui lavoratori con stipendi medi o alti si sono ritrovati con assegni previdenziali più bassi del previsto. Il motivo? I contributi figurativi vengono riconosciuti entro precisi massimali, fissati ogni anno, e se lo stipendio supera quei limiti la parte eccedente non viene valorizzata. Questo è il motivo per cui, anche se si esercita un diritto previsto dalla legge, è fondamentale sapere come e quando farlo.
Durante il congedo straordinario o la fruizione dei permessi 104, l’INPS accredita contributi figurativi sulla base dell’indennità corrisposta. Ma questi accrediti sono soggetti a un tetto massimo: per il 2025, ad esempio, il limite lordo annuo è stato fissato a circa 57.038 euro, corrispondente a un massimo mensile di 3.827 euro. Se il lavoratore guadagna di più, quella parte non verrà considerata nel calcolo contributivo, con effetto diretto sull’importo futuro della pensione.
Facciamo un caso concreto. Un dipendente con stipendio mensile lordo di 4.500 euro che utilizza 12 mesi di congedo straordinario si vedrà riconoscere solo 3.827 euro al mese come base contributiva, perdendo ogni mese circa 673 euro. Su base annua, la differenza supera gli 8.000 euro di reddito non conteggiato ai fini pensionistici. Questo divario può sembrare piccolo nell’immediato, ma nel lungo termine può significare centinaia di euro in meno ogni anno di pensione.
La situazione diventa particolarmente delicata negli ultimi anni di carriera, quando la retribuzione raggiunge livelli più alti e il loro peso sul calcolo dell’assegno aumenta. Per questo è consigliabile usare strumenti ufficiali come il simulatore “La mia pensione futura” dell’INPS, confrontando scenari con e senza utilizzo dei permessi. Questo tipo di verifica può aiutare a pianificare meglio le scelte, evitando brutte sorprese.
Il congedo straordinario per assistere familiari con disabilità grave può essere richiesto per un massimo di due anni nell’arco della carriera lavorativa. Durante questi periodi si percepisce un’indennità, ma il relativo accredito contributivo segue le regole dei limiti fissati dall’INPS. Di conseguenza, se questi anni coincidono con momenti lavorativi particolarmente retribuiti, si rischia di perdere parte del valore pensionistico.
Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la documentazione. È essenziale conservare certificati, autorizzazioni INPS e ogni comunicazione relativa alla richiesta e concessione dei permessi o del congedo. Questi documenti sono indispensabili per l’accredito corretto dei contributi figurativi e per eventuali rettifiche future. Anche una semplice dimenticanza può causare ritardi o mancate registrazioni.
Alcuni lavoratori scelgono di frazionare il congedo o spostarlo in anni in cui la retribuzione è più bassa, proprio per ridurre l’impatto sul calcolo dell’assegno. Altri richiedono una consulenza specifica presso patronati o CAF, dove è possibile valutare alternative personalizzate. Ogni situazione è diversa e merita attenzione.
Prendere decisioni in modo consapevole non significa rinunciare a un diritto, ma usarlo nel modo più vantaggioso possibile per oggi e per domani. La vera protezione passa attraverso la conoscenza delle regole. In fondo, quando si parla di pensione, il tempo non torna indietro.
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