Cambia l’età dei figli per chiedere il congedo partentale. Ecco come e cosa fare per ottenere questa agevolazione

Il nuovo congedo parentale esteso cambia radicalmente le regole per i genitori lavoratori, ampliando tempi e opportunità di utilizzo. La misura non riguarda solo la cura immediata del neonato, ma introduce un sostegno concreto per i primi anni di vita dei figli. Con più mesi coperti e permessi raddoppiati, le famiglie avranno margini più ampi di organizzazione tra vita privata e lavoro.

Negli ultimi anni il tema del congedo parentale è stato al centro di un confronto tra esigenze sociali e dinamiche del mercato del lavoro. La recente riforma porta un’estensione significativa: i genitori potranno usufruirne fino al compimento dei 14 anni del figlio, con un aumento sia della durata che della retribuzione nei primi mesi. Secondo i dati del Ministero del Lavoro, la platea potenzialmente interessata supera i 3 milioni di famiglie. Questo intervento si inserisce in un quadro più ampio di politiche familiari, che include anche incentivi economici, bonus e misure a sostegno della natalità.

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Gli esperti di diritto del lavoro sottolineano che, accanto al beneficio economico diretto, si tratta di un passo verso una maggiore parità di genere: la possibilità di dividere i periodi di assenza favorisce infatti un riequilibrio nella gestione della cura dei figli. L’impatto atteso riguarda non solo i nuclei familiari, ma anche le aziende, che dovranno riorganizzare la gestione del personale, trovando strumenti per conciliare produttività e diritti.

Cosa cambia con l’estensione del congedo parentale

La riforma prevede che entrambi i genitori possano usufruire di un congedo retribuito fino a 9 mesi complessivi, con un innalzamento dell’età del figlio da 6 a 14 anni per richiederlo. In particolare, uno dei genitori potrà contare su un mese aggiuntivo con indennità all’80% della retribuzione, oltre ai periodi già previsti. Il numero dei permessi giornalieri riconosciuti ai genitori raddoppia, con maggiore flessibilità nell’utilizzo. Questo significa che un lavoratore potrà frazionare meglio le assenze, adattandole a esigenze scolastiche o sanitarie dei figli.

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Cosa cambia con l’estensione del congedo parentale-mondoefinanza.it

Secondo i dati diffusi da INPS, già nel 2024 oltre 300.000 genitori hanno fatto richiesta di congedo, e con le nuove regole si prevede un incremento significativo. Un caso pratico: un padre con contratto a tempo indeterminato nel settore privato, con figlio di 7 anni, potrà chiedere ulteriori periodi di assenza retribuita fino all’80% dello stipendio, senza dover ricorrere a ferie o permessi non retribuiti.

Implicazioni economiche e sociali per famiglie e imprese

Gli effetti dell’estensione non si limitano ai singoli lavoratori, ma coinvolgono direttamente il sistema economico. Da un lato, i genitori hanno la possibilità di bilanciare meglio lavoro e vita privata, con un beneficio diretto sulle spese familiari grazie alla maggiore copertura retributiva. Dall’altro, le imprese dovranno gestire una più ampia turnazione del personale, con possibili costi organizzativi. Tuttavia, come osservano i ricercatori dell’ISTAT, i vantaggi sul lungo periodo possono essere significativi: maggiore partecipazione femminile al lavoro, riduzione del tasso di abbandono occupazionale post-maternità e rafforzamento del capitale umano.

Un esempio concreto riguarda il settore sanitario, dove infermieri e operatori socio-sanitari spesso faticano a conciliare i turni con la vita familiare: l’estensione del congedo consente una distribuzione più equa delle responsabilità genitoriali, riducendo i tassi di burnout. Inoltre, i nuovi criteri di fruizione mirano ad allineare l’Italia agli standard europei, dove i congedi parentali sono già più lunghi e retribuiti. Secondo la Commissione Europea, un’estensione di questo tipo contribuisce a migliorare il benessere delle famiglie e a sostenere indirettamente i livelli di natalità.

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