Due BTP con scadenza nel 2033 mostrano strategie d’investimento opposte: uno con cedola alta ma prezzo sopra la pari, l’altro con rendimento netto più vantaggioso grazie al prezzo più basso. Cosa pesa di più tra flusso cedolare e guadagno finale? Un confronto che mette in luce aspetti poco visibili, tra logiche fiscali e sensibilità ai tassi. Sotto la superficie dei numeri si nascondono scelte cruciali, capaci di cambiare completamente l’approccio all’investimento. Tra ratei, tassazione e duration, i dettagli contano più di quanto si pensi.
Quando si parla di titoli di Stato italiani con scadenza nel 2033, spesso l’attenzione si concentra su numeri immediati: cedola, prezzo, rendimento. Ma dietro queste cifre si nasconde molto di più. Ogni titolo racconta una storia diversa, adatta a obiettivi specifici. Alcuni cercano entrate costanti per integrare il reddito, altri puntano al guadagno finale, anche se più lontano nel tempo.
Due strumenti oggi molto discussi sono il BTP 4,35% novembre 2033 e il BTP 2,45% settembre 2033. A prima vista sembrano simili, ma basta uno sguardo più attento per capire che parlano a investitori diversi. Il primo colpisce per la cedola elevata, il secondo per il prezzo inferiore alla pari che garantisce un guadagno in conto capitale alla scadenza. Le differenze non si fermano qui: entrano in gioco anche la tassazione agevolata, la duration modificata e il rateo di interesse da riconoscere in caso di acquisto sul mercato secondario.
Chi sceglie il BTP 4,35% novembre 2033 punta a un rendimento più visibile fin da subito. Le cedole annuali sono generose, ideali per chi vuole un’entrata regolare, magari per integrare la pensione. Ma questo beneficio ha un costo iniziale importante: il titolo si compra intorno a 108,74, ben sopra la pari. Di conseguenza, il rendimento effettivo netto si ferma al 2,60%, una volta sottratta la tassazione del 12,5% prevista per i titoli di Stato.
Acquistare sopra la pari significa anche esporsi a un maggiore rischio in caso di vendita anticipata. Se i tassi salgono, il prezzo del titolo potrebbe scendere, causando perdite in conto capitale. Tuttavia, per chi intende tenere il titolo fino alla scadenza, il flusso cedolare rimane garantito. Il rateo d’interesse da pagare al venditore, nel caso di acquisto sul mercato secondario, è generalmente più basso rispetto a titoli con cedola minore, per via della distanza dalla prossima data cedolare.
Il BTP 2,45% settembre 2033 presenta una cedola più contenuta, ma offre un vantaggio competitivo: si compra a un prezzo inferiore al valore nominale, intorno a 95,80. Alla scadenza, l’investitore riceverà comunque 100, realizzando così un guadagno implicito in conto capitale. Questo aspetto permette di ottenere un rendimento netto a scadenza più elevato, pari al 2,76%.
Dal punto di vista del rischio, il titolo è leggermente più sensibile alle variazioni dei tassi, con una duration modificata di 6,91 contro i 6,69 dell’altro BTP. Ma la differenza è minima e non dovrebbe preoccupare chi mantiene l’investimento fino al 2033. Il rateo d’interesse da pagare al momento dell’acquisto è più alto, ma si recupera con la prossima cedola, rendendo l’impatto neutro sul rendimento complessivo.
Questa opzione risulta interessante per chi ha un orizzonte temporale lungo e non ha necessità di cedole elevate nel breve periodo. Il guadagno, in questo caso, arriva più silenziosamente ma con maggiore efficacia fiscale.
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