Due scadenze, due visioni del futuro. Nel vasto mondo dei titoli di Stato italiani, i BTP a tasso fisso rappresentano una bussola per chi cerca stabilità o rendimento nel tempo. Ma quando due opzioni si somigliano così tanto, la vera differenza si nasconde nei dettagli. Ecco come due obbligazioni, una con scadenza nel 2035 e l’altra nel 2040, possono cambiare il volto di una strategia di investimento.
Nel contesto attuale, i titoli di Stato rappresentano ancora un punto fermo per chi desidera proteggere il capitale, incassare cedole regolari e muoversi su orizzonti di medio-lungo termine. Ma non tutti i BTP a tasso fisso sono uguali. I due titoli in questione, il BTP Tf 3,1% Mz40 Eur e il BTP Fx 3.6% Oct35 Eur, offrono rendimenti, duration e prezzi di acquisto molto diversi, pur essendo strumenti simili nella struttura.
Il mercato obbligazionario premia l’impegno temporale. Più lungo è l’orizzonte, maggiore è il rendimento richiesto dagli investitori. Tuttavia, questo premio arriva con un prezzo: l’aumento della volatilità. Il modo in cui queste differenze si riflettono sulla scelta tra i due BTP diventa centrale per comprendere come costruire un portafoglio che sia davvero bilanciato.
Il BTP 2040, con scadenza fissata tra quindici anni, garantisce un rendimento lordo del 3,78% (3,37% netto). Di contro, il BTP 2035, con scadenza a dieci anni, offre un rendimento più contenuto: 3,41% lordo e 2,96% netto. Questa distanza di circa 0,4 punti percentuali non è banale, ma riflette il rischio aggiuntivo legato a una durata maggiore.
Anche il prezzo di acquisto evidenzia un contrasto netto: il BTP 2040 quota sotto la pari (92,86), offrendo un guadagno potenziale a scadenza. Al contrario, il BTP 2035 quota sopra la pari (101,79), situazione in cui parte della cedola copre una perdita in conto capitale. Sono dinamiche che raccontano come il mercato percepisce ciascuno dei due titoli, anche in termini di rischio.
La duration modificata, cioè la sensibilità del prezzo alle variazioni dei tassi, è un’altra chiave di lettura. Il titolo con scadenza nel 2040 ha una duration di 11,09, mentre quello del 2035 si ferma a 8,16. Significa che, in caso di aumento dei tassi di un punto percentuale, il BTP più lungo subirebbe un calo di prezzo più marcato. Ma vale anche il contrario: in uno scenario di tassi in discesa, il 2040 si rivaluterebbe di più.
In molti casi, la scelta migliore non è tra uno dei due, ma nella combinazione di entrambi. Costruire un portafoglio che integri il BTP 2035 e il BTP 2040 permette di mediare tra rendimento, volatilità e flessibilità. Una parte più lunga per puntare a rendimenti superiori, una parte più corta per maggiore stabilità.
Inoltre, i titoli di Stato italiani godono di un trattamento fiscale agevolato: gli interessi sono tassati al 12,5%, rispetto al 26% di molti altri strumenti finanziari. Questo vantaggio, ben regolato dall’Agenzia delle Entrate, rafforza l’attrattività di questi BTP soprattutto in un’ottica di medio-lungo termine.
Il valore reale di un titolo non è solo nella cedola che distribuisce, ma nella strategia che consente di costruire. Per alcuni, il 2035 rappresenta sicurezza; per altri, il 2040 è una scommessa sul futuro. In entrambi i casi, si tratta di strumenti che, letti con attenzione, possono offrire molto più di quanto mostrano sulla carta.
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