L’Assegno di inclusione entra in una nuova fase con lo stop al mese di pausa e l’introduzione della tredicesima. Novità che incidono sia sugli importi sia sulle modalità di erogazione, con effetti diretti per le famiglie beneficiarie.
Il sostegno economico introdotto nel 2024 come misura di contrasto alla povertà sta cambiando volto. Lo stop al mese di pausa, che finora sospendeva l’erogazione dell’Assegno di inclusione dopo 12 mesi consecutivi, garantisce maggiore continuità ai nuclei familiari che rispettano i requisiti. Inoltre, la nuova tredicesima aggiunge un ulteriore importo annuale, rafforzando il valore complessivo del beneficio. L’intervento si inserisce in un quadro che interessa oltre un milione di famiglie, con priorità a nuclei con minori, disabili e anziani con più di 60 anni.

Secondo i dati diffusi dal Ministero del Lavoro, la media mensile dell’assegno è intorno a 635 €, ma l’aggiunta della tredicesima può incrementare il totale annuo in maniera significativa. Le modifiche non cambiano la necessità di rispettare requisiti di reddito e patrimonio, né l’obbligo di adesione a percorsi di attivazione lavorativa o di inclusione sociale. La misura continua a rappresentare un punto di equilibrio tra sostegno diretto e responsabilizzazione dei beneficiari, con controlli puntuali da parte dell’INPS.
Assegno di inclusione stop al mese di pausa e arrivo della tredicesima
Con la riforma, il cosiddetto mese di sospensione viene abolito. In precedenza, dopo 12 mesi di erogazione continuativa, il beneficiario era costretto ad attendere 30 giorni prima di poter rinnovare la domanda. Questa interruzione creava difficoltà gestionali per famiglie prive di altre entrate. La nuova disciplina elimina questo passaggio, garantendo continuità economica. Parallelamente, la tredicesima mensilità introduce un aumento degli importi complessivi.

Ad esempio, una famiglia che percepisce 635 € al mese riceverà, oltre alle dodici rate ordinarie, un’ulteriore mensilità di pari importo, arrivando a circa 8.255 € annui. In presenza di figli minori o persone con disabilità, la somma può crescere ulteriormente grazie alle maggiorazioni già previste. La scelta risponde a una logica di allineamento con altri trattamenti economici periodici, come pensioni e salari, che prevedono appunto la tredicesima.
Esempi pratici e impatti per famiglie e lavoratori
Per comprendere gli effetti concreti, immaginiamo due casi. Una coppia con due figli minori, con ISEE inferiore a 9.360 €, può percepire circa 700 € mensili di Assegno di inclusione. Con la tredicesima, il totale annuo raggiunge oltre 9.100 €, offrendo maggiore respiro economico in vista di spese straordinarie come quelle scolastiche. Un nucleo composto da un anziano over 67 con pensione minima e reddito familiare basso può invece ottenere 500 € al mese, che diventano 6.500 € l’anno grazie alla tredicesima. Lo stop al mese di pausa evita inoltre che queste famiglie restino senza sostegno in un periodo delicato, garantendo continuità e stabilità.
Dal punto di vista dei lavoratori, resta l’obbligo di aderire ai percorsi previsti dai Centri per l’impiego: chi rifiuta offerte congrue rischia la decadenza dal beneficio. Analisti del settore evidenziano come la continuità dei pagamenti e l’aggiunta della tredicesima possano rafforzare la capacità delle famiglie di programmare spese a medio termine, riducendo il rischio di indebitamento. In questo modo, l’Assegno di inclusione si conferma uno strumento di contrasto alla povertà più stabile e strutturato.





