Presentare un ricorso per i benefici della Legge 104 può comportare costi legali, ma nel 2025 sono previsti diversi casi in cui le spese vengono ridotte o eliminate. Le nuove soglie di reddito aggiornate dal Ministero della Giustizia permettono di accedere al gratuito patrocinio e ad altre esenzioni, garantendo la tutela del diritto senza oneri eccessivi per le famiglie.
Il tema del ricorso Legge 104 è particolarmente rilevante perché riguarda persone con disabilità e famiglie che spesso si trovano in difficoltà economiche. Per ottenere i benefici, la domanda deve essere valutata dall’INPS e, in caso di rigetto, si può presentare ricorso al tribunale. Questa procedura implica spese per l’avvocato, per il contributo unificato e, se il ricorso non viene accolto, anche per le spese di soccombenza. Tuttavia, il legislatore ha previsto strumenti di tutela che permettono a chi rientra in determinate soglie di reddito di ottenere assistenza legale gratuita o quasi.
Le ultime modifiche derivano dal D.M. 22 aprile 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale a luglio, che ha aggiornato i limiti di reddito per l’accesso al gratuito patrocinio. Le regole fondamentali non cambiano: ciò che conta è il reddito familiare imponibile, calcolato tenendo conto di tutti i componenti del nucleo, anche con redditi esenti o soggetti a imposta sostitutiva. In base alle nuove soglie, si ridefiniscono anche i limiti per l’esonero dalle spese di soccombenza e per l’esenzione dal contributo unificato.
Il gratuito patrocinio spetta ai cittadini con reddito familiare fino a 13.659,64 €. In questa fascia, l’avvocato viene pagato dallo Stato e il ricorrente non sostiene alcun costo legale. La domanda si presenta al Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, di norma tramite il legale incaricato, allegando l’ultima dichiarazione dei redditi e una dichiarazione sostitutiva sulla composizione familiare. L’ammissione vale per tutti i gradi del processo connessi e riguarda non solo i procedimenti ordinari, ma anche i ricorsi in materia di invalidità civile e assistenza.
Accanto al gratuito patrocinio, vi sono misure aggiuntive che ampliano le tutele per i cittadini con redditi più alti, ma comunque limitati. Sono previste esenzioni specifiche che alleggeriscono i costi anche per chi non rientra nella prima fascia.
Chi ha un reddito familiare non superiore a 27.319,28 € (cioè il doppio della soglia per il gratuito patrocinio) è esonerato dal pagamento delle spese di soccombenza. Questo significa che, se il ricorso viene respinto, non dovrà farsi carico dei costi legali dell’INPS né del compenso del consulente tecnico d’ufficio. È una misura di salvaguardia importante, perché evita un ulteriore aggravio economico in caso di esito negativo.
Inoltre, chi ha un reddito familiare fino a 40.978,92 € (pari al triplo della soglia) è esonerato dal pagamento del contributo unificato, ossia la tassa di 43 € prevista per avviare il procedimento. Per ottenere questa agevolazione occorre presentare una dichiarazione sostitutiva che indichi redditi e composizione del nucleo familiare. Queste misure, confermate anche dalla prassi dei Tribunali e dagli Ordini degli Avvocati, assicurano che l’accesso alla giustizia non sia precluso da barriere economiche insormontabili.
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