Bici e moto legate fuori dai parcheggi, 5 casi in cui rischi fino a 800 € di multa

Nuova battaglia urbana: una sentenza del Consiglio di Stato consente ai Comuni di elevare sanzioni fino a 800 € per chi lega bici o moto fuori dai parcheggi designati, in nome del decoro pubblico e del regolamento comunale.

Negli ultimi anni il tema della mobilità sostenibile si è intrecciato con il concetto di decoro urbano nelle città italiane. Dispositivi come biciclette e motocicli godono di incentivi, programmi e politiche pubbliche, ma una recente decisione del Consiglio di Stato rischia di trasformare un gesto quotidiano – legare il proprio mezzo – in un potenziale atto sanzionabile con multe pesanti. La questione entra nel vivo quando un’associazione ciclistica impugna un regolamento urbano, sostenendo che esso impone divieti non contemplati dal Codice della Strada o che discrimina tra differenti mezzi. La risposta dei giudici amministrativi solleva dubbi su proporzionalità, competenza comunale e coerenza con le strategie ambientali.

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Bici e moto legate fuori dai parcheggi, 5 casi in cui rischi fino a 800 € di multa – mondoefinanza.it

In particolare, la decisione numero 7353/2025 ha confermato che i Comuni possono sanzionare chi lega bici e moto a pali, cancellate o strutture non destinate, fino a 800 €. Vediamo cosa prevede la sentenza e quali criticità emergono nel rapporto tra regole, decoro e diritti dei cittadini.

Contenuti della sentenza 7353/2025 e poteri comunali

Con la sentenza 7353 del 17 settembre 2025 il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso della FIAB contro il regolamento comunale di Cagliari che vieta legare bici o moto a infrastrutture non autorizzate. I giudici hanno ritenuto che non si tratti di una nuova disciplina della sosta, bensì di una misura di tutela del decoro urbano. In base al regolamento, la multa base va da 75 € a 500 €, con aggravanti in aree storiche di 100 €-300 €, arrivando al massimo di 800 €. Fonti come Il Sole 24 Ore confermano che la Corte ha escluso la violazione del principio di uguaglianza rilevando che le situazioni non sono comparabili (mezzi diversi, contesti diversi).

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Contenuti della sentenza 7353/2025 e poteri comunali – mondoefinanza.it

Il Consiglio ha sottolineato che il regolamento mira a mantenere la vivibilità degli spazi pubblici e che il divieto riguarda infrastrutture non destinate al parcheggio. I comuni, secondo i giudici, dispongono del potere di regolare l’uso di elementi urbani per tutelare l’ordine e la bellezza della città. È quindi legittimo che un Comune definisca sanzioni per modalità improprie di ancoraggio del mezzo, purché il divieto sia ben motivato e inserito nel regolamento urbano.

Criticità, proporzionalità e impatto sulla mobilità dolce

Un primo punto critico è quello della proporzionalità della sanzione. Multare fino a 800 € per una bicicletta vincolata a un palo sembra, per molti osservatori, una misura severa rispetto a infrazioni ben più gravi del Codice della Strada. La sentenza afferma che la proporzionalità può essere valutata caso per caso in sede di ricorso, ma non incide sulla legittimità del regolamento in astratto.

Un secondo aspetto è la compatibilità con le politiche per la mobilità ecologica. Le amministrazioni promuovono l’uso di bici per ridurre traffico e inquinamento, ma spesso non garantiscono infrastrutture adeguate (rastrelliere, spazi attrezzati) in numero sufficiente. Il paradosso è che chi sceglie la bici per muoversi in città può trovarsi penalizzato dalle misure che dovrebbero tutelare il decoro.

Infine, permangono dubbi circa il confine tra competenza comunale e norme statali: alcuni critici sostengono che il regolamento di polizia urbana stia introducendo “divieti di sosta” non previsti dal Codice della Strada. La sentenza smentisce questo rilievo, affermando che il provvedimento non riguarda la sosta del veicolo, bensì l’ancoraggio non autorizzato alle strutture urbane.

Con questa decisione, quindi, cambia il quadro normativo per ciclisti e motociclisti: le regole del decoro urbano assumono un rilievo pratico molto concreto, e il rischio economico diventa reale.

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