La Manovra 2026 introduce un blocco selettivo dell’aumento dell’età pensionabile. La misura riguarda solo i lavoratori impegnati in attività usuranti e gravose, mentre per tutti gli altri dal 2027 scatterà l’adeguamento automatico alla speranza di vita, con l’età fissata a 67 anni e 3 mesi. Ecco quali categorie rientrano e quali restano escluse.
La questione delle pensioni torna al centro del dibattito con la nuova Legge di Bilancio 2026. Il Governo, per contenere la spesa previdenziale stimata in 460 milioni di € solo per il prossimo anno, ha scelto di applicare un blocco parziale dell’aumento dell’età pensionabile. Una decisione che, secondo quanto confermato dal Ministero dell’Economia, punta a tutelare chi svolge mansioni ad alto impegno fisico o psicologico, senza però estendere il beneficio a tutti i lavoratori. Dal 2027 scatterà infatti l’adeguamento automatico legato alla speranza di vita, introdotto dalla legge Fornero, che porterà l’età pensionabile a 67 anni e 3 mesi.

Restano però in vigore alcune misure già conosciute, come Opzione donna, Ape sociale e Quota 103, che consentono l’uscita anticipata dal lavoro con requisiti specifici. Secondo fonti ufficiali, la manovra intende bilanciare equità sociale e sostenibilità finanziaria, selezionando con precisione i beneficiari della deroga.
Cosa si intende per lavori usuranti e gravosi
Per lavori usuranti si intendono quelle attività svolte in condizioni particolarmente difficili o che richiedono un notevole sforzo fisico e mentale. Già il decreto legislativo n. 67/2011 ha individuato alcune categorie principali: lavori in galleria, cava o miniera, mansioni ad alte temperature o in spazi ristretti, attività di rimozione dell’amianto, lavorazione del vetro cavo, professioni dei palombari e turni notturni continuativi. A queste si aggiungono gli addetti alla linea di catena, con processi produttivi a ritmo serrato, e i conducenti di veicoli pubblici con almeno nove posti. I cosiddetti lavori gravosi sono stati invece definiti dalla legge 205/2017 e ampliati con la Legge di Bilancio 2022.

L’elenco comprende operai dell’edilizia, conciatori di pelli, macchinisti, autisti di camion e mezzi pesanti, personale sanitario su turni, addetti all’assistenza di persone non autosufficienti, insegnanti di scuola dell’infanzia ed educatori, facchini, addetti alle pulizie e operatori ecologici. Rientrano anche operai agricoli, pescatori, marittimi, lavoratori della siderurgia e del vetro. Con gli aggiornamenti del 2022 sono stati inseriti ulteriori profili come professori di scuola primaria, tecnici della salute, operatori della logistica, artigiani e operai specializzati nei settori chimici, ceramici, metallurgici e del legno.
Le conseguenze della misura e gli effetti sulla pensione
Il blocco selettivo dell’aumento dell’età pensionabile eviterà a chi svolge lavori usuranti e gravosi di attendere i 67 anni e 3 mesi per andare in pensione. Questi lavoratori potranno accedere al trattamento di vecchiaia con i requisiti attuali, mentre gli altri dovranno sottostare all’adeguamento previsto dal 2027. Secondo le stime diffuse dal Governo, l’impatto economico della misura sarà limitato a 460 milioni di € nel 2026, pari allo 0,02% del Pil, ma permetterà di tutelare decine di migliaia di persone impegnate in mansioni ad alto rischio o fatica.
Le fonti ufficiali, come il Ministero dell’Economia e il Consiglio Nazionale Previdenza e Assistenza Sociale, sottolineano che si tratta di una scelta di equilibrio, che da un lato riconosce la maggiore usura fisica e psicologica di determinate professioni, dall’altro mantiene la sostenibilità del sistema pensionistico. La misura, però, non è generalizzata: chi non rientra nelle categorie individuate dovrà prepararsi al nuovo limite di età, con un innalzamento graduale legato alla speranza di vita. In questo quadro, le deroghe rappresentano un’eccezione circoscritta, pensata per chi svolge lavori riconosciuti come obiettivamente più gravosi rispetto alla media.