Dopo il rinnovo dell’Assegno di Inclusione (ADI), le famiglie beneficiarie devono rispettare un nuovo adempimento: fissare un incontro con i servizi sociali entro 120 giorni per aggiornare il proprio percorso di inclusione. L’obiettivo è verificare i progressi raggiunti, ridefinire eventuali interventi e confermare gli impegni lavorativi o formativi. Secondo quanto comunicato dall’Inps e dal Ministero del Lavoro, il mancato rispetto dei termini può portare alla sospensione del beneficio.
Il nuovo meccanismo di controllo rappresenta un passaggio fondamentale nel sistema di welfare attivo introdotto con l’Assegno di Inclusione, che unisce il sostegno economico all’obbligo di partecipazione a percorsi di inclusione sociale e lavorativa. Dopo i primi 18 mesi di fruizione, l’ADI può essere rinnovato per un ulteriore anno, ma il rinnovo comporta anche la necessità di una nuova valutazione del nucleo familiare.
Come spiegano Il Sole 24 Ore e Italia Oggi, il rinnovo non si traduce in una semplice proroga del sussidio: i beneficiari devono confermare la propria disponibilità a collaborare con i servizi territoriali e aggiornare il Patto di Attivazione Digitale (PAD). Questa fase è gestita tramite il Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL), la piattaforma online che consente di monitorare le azioni previste per ogni nucleo e di ricevere convocazioni o comunicazioni dagli operatori. L’obiettivo è promuovere una partecipazione attiva, responsabilizzando le famiglie e rendendo più efficiente la presa in carico da parte degli enti locali.
Secondo la nota dell’Inps, pubblicata il 14 ottobre 2025, i nuclei familiari che hanno ottenuto il rinnovo dell’Assegno di Inclusione devono recarsi ai servizi sociali entro 120 giorni dalla sottoscrizione del nuovo Patto di Attivazione Digitale (PAD) o, se non è stato necessario firmarne uno nuovo, dalla data di presentazione della domanda di rinnovo. Durante l’incontro, gli operatori verificano la situazione del nucleo e ridefiniscono gli impegni previsti nel percorso di inclusione. Se emergono nuove esigenze, può essere programmato un secondo colloquio entro 90 giorni.
Per i componenti tenuti agli obblighi di attivazione lavorativa, restano validi anche gli step con i Centri per l’Impiego: entro 60 giorni devono sottoscrivere o aggiornare il Patto di Servizio Personalizzato (PSP), necessario per accedere alle misure di formazione o di inserimento lavorativo. Come evidenziato da Il Messaggero Economia, l’obiettivo del governo è garantire una maggiore continuità tra il sostegno al reddito e le politiche attive, evitando che l’ADI diventi un mero sussidio assistenziale. Il mancato rispetto delle scadenze può comportare la sospensione temporanea del beneficio, che verrà riattivato solo dopo la regolare presa in carico da parte dei servizi competenti.
Un capitolo specifico riguarda i nuclei composti da persone esonerate dagli obblighi di attivazione, come disabili, anziani o soggetti con carichi di cura. In questi casi, il Ministero del Lavoro, con la nota n. 10558 dell’8 agosto 2025, ha previsto la possibilità di svolgere gli incontri in modalità da remoto o attraverso visite domiciliari. Il case manager, nel rispetto della propria autonomia professionale, può quindi scegliere una modalità alternativa per garantire il colloquio anche a chi ha difficoltà di spostamento. Questa flessibilità consente di non interrompere la continuità del percorso di inclusione e di evitare penalizzazioni per motivi indipendenti dalla volontà dei beneficiari.
Fonti come FiscoOggi e Teleborsa sottolineano che, per le domande di rinnovo presentate a luglio, il termine massimo per la convocazione scade a fine novembre 2025. Oltre tale data, se non è stato fissato l’incontro, l’Assegno di Inclusione verrà sospeso fino alla definizione della nuova presa in carico. Il rispetto delle scadenze, dunque, diventa parte integrante del Patto per l’Inclusione: un sistema che mira a coniugare sostegno economico e responsabilità individuale, in linea con i principi di equità e partecipazione attiva.
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