TFR e previdenza integrativa: cosa prevede la riforma del silenzio-assenso

Il nuovo progetto di riforma del TFR potrebbe cambiare radicalmente la previdenza italiana. L’ipotesi allo studio prevede che il Trattamento di Fine Rapporto venga versato in automatico nei fondi pensione attraverso un meccanismo di silenzio-assenso, senza bisogno di un’adesione esplicita. L’obiettivo del governo è rafforzare la previdenza complementare e convogliare nuove risorse verso l’economia reale, garantendo rendimenti più elevati ai lavoratori.

Negli ultimi anni il dibattito sulla destinazione del TFR si è riacceso, complice la necessità di rendere più sostenibile il sistema pensionistico e di incentivare il risparmio di lungo periodo. Secondo Il Sole 24 Ore e Repubblica Economia, la riforma potrebbe essere inserita nella prossima legge di bilancio, con il coinvolgimento diretto di Ministero del Lavoro e Ministero dell’Economia.
Il meccanismo del silenzio-assenso prevede che il lavoratore, salvo contraria comunicazione entro un termine definito, destini automaticamente il proprio TFR al fondo pensione di categoria. Chi non effettua alcuna scelta, dunque, vedrà il proprio trattamento di fine rapporto trasferito in modo automatico al fondo, potendo comunque revocare la decisione in seguito.

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TFR e previdenza integrativa: cosa prevede la riforma del silenzio-assenso – mondoefinanza.it

I dati della Covip indicano che meno di un terzo dei lavoratori italiani aderisce oggi a un fondo pensione, spesso per scarsa informazione o mancanza di fiducia. Con questa riforma, il governo punta a ridurre l’inerzia e a spingere verso una maggiore partecipazione alla previdenza integrativa. Il piano prevede anche la revisione dei limiti di deducibilità fiscale, attualmente fissati a 5.164 € annui, per favorire l’adesione e incentivare i versamenti volontari. Secondo Italia Oggi, l’iniziativa si inserisce in una strategia più ampia di rilancio del sistema previdenziale e del mercato dei capitali italiano.

Come funziona il silenzio-assenso e il modello “life cycle”

Il cuore della riforma è il meccanismo di silenzio-assenso: il TFR maturando verrebbe destinato al fondo di settore se il lavoratore non esprime una scelta entro un periodo predefinito, stimato in circa sei mesi. L’adesione automatica, già adottata in altri Paesi europei, punta a superare la tendenza dei lavoratori a rinviare decisioni finanziarie importanti. Parallelamente, il governo intende introdurre una modalità di gestione dei fondi basata sul principio del life cycle, cioè un portafoglio che si evolve nel tempo: più azionario e dinamico per i lavoratori giovani, più obbligazionario e prudente per chi si avvicina alla pensione. Questo approccio, già validato in modelli internazionali, permette di bilanciare il rischio e massimizzare i rendimenti nel lungo periodo.

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Come funziona il silenzio-assenso e il modello “life cycle” – mondoefinanza.it

Secondo Teleborsa e Il Messaggero Economia, il modello “life cycle” è considerato uno strumento efficace per rendere la previdenza integrativa più redditizia e stabile, garantendo un percorso di accumulo coerente con l’età e le esigenze del lavoratore.

Fondi pensione e economia reale: gli effetti della riforma

Un altro pilastro del progetto riguarda l’utilizzo dei capitali raccolti nei fondi pensione per sostenere la crescita economica. L’intenzione del governo, come spiegano Il Sole 24 Ore e Repubblica Economia, è di favorire investimenti nell’economia reale italiana, in particolare nelle piccole e medie imprese e sul mercato Euronext Growth Milan. Il piano ricalca esperienze europee dove i fondi previdenziali rappresentano una fonte stabile di capitale a lungo termine, utile a finanziare infrastrutture, innovazione e sostenibilità. In parallelo, il governo intende avviare una campagna nazionale di educazione previdenziale, per spiegare ai cittadini i vantaggi del risparmio complementare e la sicurezza delle nuove regole.

Secondo analisti del MEF, la combinazione tra scelta automatica, modello life cycle e incentivi fiscali potrebbe raddoppiare in pochi anni la platea degli aderenti ai fondi pensione. Si tratterebbe di un cambiamento strutturale, capace di rafforzare sia la sostenibilità del sistema previdenziale sia la competitività economica del Paese.

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