La Legge n. 144/2025 introduce in Italia un sistema di retribuzioni minime basato sui CCNL più rappresentativi, contro contratti pirata e dumping salariale.Non c’è un salario minimo orario unico, ma un meccanismo che estende i minimi dei contratti leader a tutto il settore.Secondo Il Sole 24 Ore e Italia Oggi, la riforma recepisce la Direttiva (UE) 2022/2041 e rafforza tutele e trasparenza.Il Governo ha sei mesi per i decreti attuativi: focus su controlli, monitoraggio e banca dati dei CCNL.
Nel contesto europeo, l’Italia arriva alla riforma dopo anni di dibattito su salari bassi e contratti collettivi frammentati. La legge pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 3 ottobre 2025 imposta un quadro che, spiegano gli esperti del Ministero del Lavoro, punta a coprire i lavoratori oggi fuori dai minimi contrattuali. I riferimenti saranno i CCNL più rappresentativi, individuati per ciascun comparto. Il modello è pensato per ridurre il ricorso ai contratti pirata e armonizzare i trattamenti economici minimi. L’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro), nel Rapporto salari 2024-2025, segnala retribuzioni reali inferiori al 2008: la riforma si inserisce in questa emergenza. La parte economica dei contratti leader diventa parametro erga omnes, superando lacune di copertura.
Le analisi di Repubblica Lavoro e Il Messaggero evidenziano l’impatto atteso su settori con alta incidenza di lavoro sottopagato. Il CNEL, con INPS e Ispettorato, alimenterà una banca dati per verificare i CCNL applicati. La legge prevede incentivi alla contrattazione di secondo livello per tenere conto del costo della vita territoriale. Possibili meccanismi di rivalutazione periodica dei minimi per inflazione e produttività, in coerenza con l’art. 36 Costituzione. Il quadro resta neutrale sul punto fiscale: l’obiettivo è l’adeguatezza dei minimi retributivi e la trasparenza delle buste paga. Le fonti Il Sole 24 Ore e Italia Oggi richiamano infine il nodo dei decreti: definizioni di rappresentatività, soglie e procedure.
Il Ministero del Lavoro individuerà per ogni settore i CCNL “magnete” in base a criteri di rappresentatività e ampiezza di applicazione; i relativi trattamenti economici minimi costituiranno la soglia sotto cui non si potrà scendere. L’estensione varrà anche per imprese non aderenti alle associazioni firmatarie, realizzando un effetto erga omnes. Secondo Il Sole 24 Ore, la banca dati dei contratti (CNEL–INPS–INL) permetterà controlli incrociati su minimi tabellari e indennità.
La legge delega consente di introdurre criteri di rivalutazione periodica ancorati a inflazione e produttività. Per Italia Oggi, l’architettura punta a ridurre il differenziale tra territori favorendo la contrattazione di secondo livello su premi e assetti locali. L’OIL osserva che meccanismi di salario minimo effettivo possono comprimere il dumping salariale e sostenere la produttività.
Il capitolo controlli prevede obblighi di comunicazione del CCNL applicato, report semestrali su salari e coperture, e potenziamento dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Secondo Il Messaggero e Repubblica Lavoro, le verifiche saranno mirate in logistica, edilizia, ristorazione e assistenza familiare, comparti a maggiore rischio di irregolarità. Le infrazioni potranno comportare sanzioni amministrative fino a 10.000 € e la sospensione di benefici contributivi.
Il sistema di trasparenza retributiva – con banca dati CNEL, flussi INPS e segnalazioni INL – mira a rendere più difficile l’uso di contratti pirata e di minimi sotto soglia. Le fonti Il Sole 24 Ore, Italia Oggi e le note tecniche del Ministero del Lavoro confermano i tempi: sei mesi per i decreti su definizioni, criteri di rappresentatività, procedure di estensione e modalità di controllo, in coordinamento con la Direttiva (UE) 2022/2041 e con gli standard OIL.
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