Stop alla zona grigia: DAC 8 e Fisco sulle criptovalute! Dal 2026 l’obbligo di tracciamento e le multe fino a 15.000 €

Dal 2026 le criptovalute saranno ufficialmente tracciate dal Fisco italiano grazie al recepimento della direttiva europea Dac 8, che introduce lo scambio automatico di informazioni fiscali tra gli Stati membri dell’UE. L’obiettivo, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore e Reuters, è garantire una maggiore trasparenza fiscale anche per le cripto-attività, chiudendo definitivamente la “zona grigia” che fino ad oggi ha caratterizzato il settore. Gli exchanger dovranno comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati anagrafici e fiscali dei clienti, le operazioni effettuate e la residenza fiscale, con multe fino a 15.000 € per chi non si adegua.

Il nuovo sistema entrerà in vigore il 1° gennaio 2026 e coinvolgerà anche i redditi da lavoro, pensioni e immobili. Tuttavia, la vera novità riguarda il monitoraggio delle transazioni in criptovalute, incluse le operazioni di acquisto, vendita e trasferimento. Secondo Politico Europe e Sky TG24, la misura rappresenta una delle più ampie riforme fiscali digitali degli ultimi anni, destinata a incidere su milioni di investitori in tutta Europa. Le sanzioni colpiranno non solo gli operatori, ma anche gli utenti che non forniranno informazioni corrette o che ignoreranno le richieste di verifica fiscale.

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Stop alla zona grigia: DAC 8 e Fisco sulle criptovalute! Dal 2026 l’obbligo di tracciamento e le multe fino a 15.000 € – mondoefinanza.it

Il decreto, approvato dal Consiglio dei Ministri, prevede anche la collaborazione dell’agenzia eu-LISA per la gestione dei flussi informativi, con l’obiettivo di creare un archivio europeo integrato delle cripto-attività. Una misura che, secondo Italia Oggi, servirà a contrastare non solo l’evasione ma anche il riciclaggio di denaro e le frodi transfrontaliere.

Criptovalute nel mirino del Fisco: cosa prevede la direttiva Dac 8

La direttiva Dac 8, approvata nel 2023 e recepita ora dal Governo italiano, amplia lo scambio automatico di informazioni fiscali tra Stati membri. Finora i dati trasmessi all’UE riguardavano solo alcune categorie di reddito, ma dal 2026 il perimetro includerà anche beni immobiliari, rendite finanziarie e cripto-attività. Gli exchanger – cioè le piattaforme che permettono di acquistare, vendere o detenere criptovalute – dovranno inviare annualmente un report dettagliato all’Agenzia delle Entrate, comprensivo di:

  • dati anagrafici e fiscali del cliente;
  • residenza fiscale;
  • movimentazioni in entrata e uscita;
  • valore di mercato delle cripto detenute a fine anno.
criptovalute sotto la lente
Criptovalute nel mirino del Fisco: cosa prevede la direttiva Dac 8 – mondoefinanza.it

Le informazioni richieste superano per dettaglio quelle previste dal Common Reporting Standard e si affiancano al nuovo Crypto-Asset Reporting Framework (CARF) definito dall’OCSE. Secondo Il Sole 24 Ore, questa estensione nasce dalla difficoltà di tracciare operazioni cripto decentralizzate e dall’aumento delle transazioni tra privati non registrati. Dal 2026, gli operatori dovranno ottenere l’autorizzazione Micar (Markets in Crypto-Assets Regulation) entro il 31 dicembre 2025 e dimostrare la piena conformità ai requisiti antiriciclaggio e fiscali. Le violazioni comporteranno sanzioni da 1.500 a 15.000 € per singola infrazione, mentre la mancata collaborazione dell’utente potrà portare al blocco dell’account. Fonti come Bloomberg e Il Messaggero precisano che i controlli saranno estesi anche a piattaforme estere che offrono servizi a residenti italiani, costrette quindi a conformarsi al modello europeo.

Operatori, utenti e categorie di cripto-attività interessate

Le cripto-attività non saranno trattate tutte allo stesso modo. La normativa distingue tra Electronic Money Tokens (EMT), assimilabili a valuta elettronica, e Asset Referenced Tokens (ART), legati a un bene o a un paniere di asset. Entrambe le categorie rientrano nel regime CRS/CARF, ma con obblighi di reportistica diversi. Gli esperti di CoinDesk Italia e Reuters spiegano che questa distinzione sarà cruciale per evitare errori formali nella dichiarazione e nella tassazione.
Dal punto di vista operativo, gli exchanger dovranno aggiornare i sistemi di verifica fiscale entro fine 2025, raccogliendo autocertificazioni aggiornate e verificabili. Gli utenti, dal canto loro, dovranno fornire dati fiscali corretti, rispondere alle richieste delle piattaforme e conservare la documentazione delle operazioni. In caso di omissioni, l’attività di compravendita potrà essere sospesa fino alla regolarizzazione.

Secondo Il Sole 24 Ore e FiscoOggi, l’entrata in vigore della Dac 8 segna l’inizio di un’era di tracciabilità completa delle criptovalute. Il Fisco disporrà di dati uniformi per individuare movimenti sospetti, incrociare dichiarazioni e contrastare l’evasione. Un cambiamento che, secondo Italia Oggi, allineerà finalmente il mercato cripto europeo ai livelli di trasparenza già in vigore per i conti bancari tradizionali.

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