DAZN ha iniziato a chiedere un indennizzo da 500 € a migliaia di utenti che hanno utilizzato il cosiddetto “pezzotto”, lo streaming illegale delle partite. La piattaforma propone di chiudere la vicenda in modo bonario, senza passare per i tribunali. Ma la richiesta è davvero legittima? E cosa rischia chi riceve la lettera?
Secondo Il Sole 24 Ore e La Repubblica, la piattaforma sta perseguendo un ristoro economico diretto, mentre FAPAV stima perdite annue di settore pari a centinaia di milioni di €. La richiesta è extragiudiziale: non equivale a un atto esecutivo.
Le associazioni dei consumatori (ad es. Altroconsumo, Codacons) invitano alla cautela: il pagamento non è automatico e la prova del danno spetta al titolare dei diritti. Fonti come Italia Oggi e Sky TG24 ricordano che la quantificazione è spesso forfettaria. Negli ultimi mesi la lotta alla pirateria audiovisiva si è intensificata, con focus su IPTV illegali e tracciamento degli utenti senza abbonamento. L’invio di lettere mira a ridurre il contenzioso e ad aumentare la deterrenza. In più casi si parla di somme fissate a 500 € da versare in tempi brevi per evitare una possibile causa civile. La misura si affianca alle sanzioni amministrative già elevate dalla normativa antipirateria.

Fonti come Il Sole 24 Ore e FAPAV sottolineano l’impatto economico del fenomeno e l’interesse degli operatori a proteggere i diritti d’autore. Le associazioni richiamano il principio per cui l’eventuale risarcimento deve essere motivato e provato, mentre la lettera non è di per sé un titolo esecutivo. Le testate Italia Oggi e Sky TG24 evidenziano che l’importo richiesto equivale a più anni di abbonamento regolare e che la cifra forfettaria non sostituisce la dimostrazione puntuale del danno. Il quadro resta quindi di natura civile, con onere probatorio in capo al titolare dei diritti.
Lettera DAZN da 500 €: cosa prevede e base giuridica
La comunicazione propone una composizione bonaria tramite versamento di 500 € e un impegno formale a non utilizzare in futuro servizi illegali. Secondo le ricostruzioni de Il Sole 24 Ore, la richiesta richiama l’art. 158 della Legge sul Diritto d’Autore (L. 633/1941), che consente di agire per il risarcimento in caso di utilizzo illecito di contenuti protetti. Tuttavia, come ricordano Altroconsumo e Codacons, il pagamento non è obbligatorio in assenza di sentenza o titolo esecutivo.

La lettera, se inviata in posta semplice, non produce effetti coattivi: il mancato pagamento può semmai portare a una causa civile dove il giudice valuterà proporzionalità e prova del danno. Le stime FAPAV sulle perdite di settore spiegano il contesto economico dell’azione, mentre i precedenti interventi della Guardia di Finanza e le multe da 154 € (DL 105/2023, L. 112/2023) chiariscono il versante amministrativo.
Come comportarsi se arriva la richiesta: opzioni e cautele
Le strade tipiche sono tre, come indicano diversi esperti legali interpellati da Italia Oggi e Sky TG24. 1) Pagare i 500 € e chiudere la vicenda in via transattiva. 2) Contestare formalmente, chiedendo la prova del danno e della legittimazione attiva, nonché i criteri di quantificazione. 3) Non aderire, accettando il rischio (eventuale) di un giudizio civile. In ogni caso, fonti come Altroconsumo e Codacons suggeriscono di non firmare impegni senza aver consultato un professionista.
È utile conservare ogni comunicazione ricevuta, verificare modalità di invio e contenuti, e valutare con un avvocato se esistono margini per un accordo diverso o per una difesa nel merito. Il quadro, riportato da Il Sole 24 Ore e La Repubblica, resta quello di una richiesta extragiudiziale che non determina obblighi immediati: l’eventuale risarcimento dovrà emergere, se del caso, da una decisione del giudice sulla base delle prove prodotte.