Dal 12 ottobre 2025 entra in funzione il nuovo Entry/Exit System (EES), un sistema di identificazione digitale per i cittadini extra-Ue che intendono entrare nello spazio Schengen. L’obiettivo è potenziare il controllo delle frontiere, garantendo maggiore sicurezza e tracciabilità dei movimenti, ma anche riducendo i tempi di attesa nei principali aeroporti europei. Il progetto, finanziato dall’Unione Europea, rappresenta una delle più grandi innovazioni tecnologiche in materia di immigrazione e sicurezza.
Il nuovo sistema biometrico è il risultato di un lungo percorso iniziato nel 2017, volto a modernizzare la gestione dei flussi migratori e a contrastare i rischi di immigrazione irregolare. Secondo quanto riportato da Reuters, Politico Europe e Il Sole 24 Ore, l’EES sostituirà definitivamente il timbro manuale sul passaporto con un sistema digitale automatizzato, basato sulla raccolta di impronte digitali, riconoscimento facciale e dati anagrafici.
L’obiettivo, chiarisce la Commissione Europea, è duplice: garantire maggiore efficienza nei controlli e prevenire violazioni delle norme sul soggiorno. I dati biometrici verranno raccolti e conservati in un database centralizzato gestito da eu-LISA, l’agenzia europea per i sistemi informatici su larga scala, con un periodo di conservazione previsto di tre anni.

Il sistema riguarderà tutti i viaggiatori provenienti da Paesi extra-Ue che non necessitano di un visto per l’ingresso, come Stati Uniti, Regno Unito, Giappone o Brasile. Gli esperti di SchengenVisaInfo sottolineano che la registrazione iniziale potrà comportare qualche rallentamento nei primi mesi, ma che il processo sarà poi molto più rapido nei viaggi successivi grazie all’identificazione automatica.
Come funziona l’Entry/Exit System e quali dati verranno raccolti
Il nuovo EES prevede una procedura completamente automatizzata di registrazione, che sostituisce il controllo manuale dei documenti. All’arrivo in Europa, ogni cittadino extra-Ue dovrà inserire il proprio passaporto in uno scanner dedicato e sottoporsi al rilevamento delle impronte digitali e del volto tramite fotocamera.
I dati biometrici saranno collegati a quelli anagrafici (nome, nazionalità, data di nascita) e alle informazioni di viaggio, come la data di ingresso e di uscita. L’intero processo durerà pochi minuti e sarà obbligatorio anche per chi viaggia frequentemente per motivi di lavoro o turismo.

Sono esclusi solo i minori di 12 anni, i titolari di permesso di soggiorno valido e i membri delle delegazioni diplomatiche. Il sistema sarà operativo in tutti gli Stati membri dell’area Schengen e nei principali punti di accesso come aeroporti, porti e valichi terrestri.
Secondo la Commissione Europea, il nuovo metodo permetterà di individuare in tempo reale i casi di soggiorno oltre i termini consentiti e di condividere le informazioni tra le autorità nazionali, migliorando la cooperazione transfrontaliera.
Implicazioni, vantaggi e preoccupazioni per privacy e sicurezza
Le autorità europee stimano che l’Entry/Exit System gestirà oltre 400 milioni di passaggi alle frontiere ogni anno. Tra i principali vantaggi indicati c’è la riduzione dei tempi di attesa, poiché il sistema digitale eviterà la necessità di apporre manualmente timbri e permetterà un riconoscimento automatico dei viaggiatori già registrati.
Tuttavia, il progetto non è esente da criticità. Organizzazioni come Privacy International e European Digital Rights (EDRi) hanno sollevato dubbi sulla gestione dei dati biometrici e sul rischio di violazioni della privacy. In risposta, la Commissione Europea ha precisato che le informazioni raccolte saranno protette da protocolli di sicurezza avanzati e accessibili solo alle autorità competenti.
Un altro punto di discussione riguarda i costi: il progetto ha richiesto un investimento stimato di oltre 1,5 miliardi di €, coperti dai fondi del programma EU Smart Borders. Secondo gli esperti di Deutsche Welle, l’implementazione completa dovrebbe concludersi entro il 2026, con una seconda fase che introdurrà il sistema ETIAS, un’autorizzazione di viaggio elettronica simile all’ESTA americana.
Il nuovo approccio rappresenta una delle più ambiziose riforme della politica di frontiera europea degli ultimi decenni: un passo avanti nella digitalizzazione dei confini, ma anche una sfida aperta per il delicato equilibrio tra sicurezza e libertà personale.