Cure domiciliari, co-housing e tutele per caregiver: le nuove soluzioni pensate nella Manovra 2026

Milioni di persone ogni giorno si trovano a fronteggiare una realtà che non fa rumore, ma pesa come un macigno. È quella degli anziani non autosufficienti, spesso assistiti da familiari che, senza tutele né aiuti concreti, reggono un sistema che sembra dimenticarli. Ora, la Manovra 2026 potrebbe offrire una svolta importante. Si discute di fondi mai usati, di nuove modalità per sostenere chi assiste in casa, di un possibile riscatto per chi vive il peso della cura quotidiana. L’attenzione è puntata su proposte che non parlano solo di soldi, ma di dignità, vicinanza e sicurezza per le persone più fragili. E il tempo per agire sembra finalmente arrivato.

Quando si parla di non autosufficienza in età avanzata, ci si riferisce a una condizione che tocca profondamente le vite di milioni di famiglie italiane. Secondo le ultime stime, oltre 3,8 milioni di over 65 convivono con disabilità che limitano l’autonomia, e più di 1,5 milioni necessitano di assistenza continua.

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Questi numeri crescono ogni anno, mentre l’Italia invecchia e il sistema di supporto arranca. Nelle case, chi si prende cura spesso è un familiare: figli, coniugi, fratelli che mettono da parte lavoro, tempo libero e salute per assistere i propri cari. Il problema è che queste persone, i cosiddetti caregiver familiari, raramente trovano un supporto concreto.

Il Fondo Nazionale per la Non Autosufficienza (FNA), attivo dal 2006, ha rappresentato una base importante ma non sufficiente. Eppure, negli anni sono stati previsti anche fondi specifici per i caregiver, come quelli della Legge di Bilancio 2021, che in buona parte sono rimasti inutilizzati. Ora, nella bozza della Manovra 2026, si propone di rimettere in circolo quelle risorse per destinarle a misure più operative e facilmente accessibili, con l’obiettivo di dare respiro sia agli anziani sia a chi li assiste ogni giorno.

Una svolta concreta per anziani non autosufficienti e per chi se ne prende cura ogni giorno tra sacrifici e silenzi

L’idea al centro della discussione è quella di riconvertire i fondi inutilizzati in strumenti pratici per migliorare la qualità della vita. Non si tratta solo di sussidi economici, ma di interventi che riguardano l’assistenza domiciliare, le soluzioni abitative condivise, la formazione professionale e l’inserimento lavorativo nel settore dell’assistenza.

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Una svolta concreta per anziani non autosufficienti e per chi se ne prende cura ogni giorno tra sacrifici e silenzi-mondoefinanza.it

Ad esempio, il potenziamento dell’assistenza domiciliare integrata permetterebbe a molte persone fragili di ricevere visite regolari da infermieri, operatori socio-sanitari o fisioterapisti, evitando così ricoveri inutili e garantendo una vita dignitosa nella propria casa. Inoltre, le soluzioni di coabitazione solidale e il ricorso alla domotica possono ridurre incidenti domestici, solitudine e isolamento.

Per i caregiver, si aprirebbe la possibilità di accedere a servizi di sollievo, come i centri diurni o le sostituzioni temporanee, e a percorsi formativi riconosciuti. In parallelo, la creazione di sportelli per far incontrare domanda e offerta nel mondo dell’assistenza permetterebbe di contrastare il lavoro irregolare, offrendo più tutele sia a chi lavora che a chi assume.

Immaginare una famiglia con un anziano affetto da demenza: oggi si ritrova spesso sola, senza riferimenti. Con le misure previste dalla Manovra 2026, potrebbe ricevere supporto concreto, evitare il burnout, mantenere la persona cara in casa in sicurezza. Un cambiamento che, se ben attuato, segnerebbe un nuovo inizio.

Manovra 2026 tra fondi inutilizzati e nuove misure per costruire un modello di assistenza più giusto ed efficiente

La chiave per trasformare questa visione in realtà sarà la rapidità con cui verranno adottati i decreti attuativi e la capacità delle Regioni di attivare i servizi in modo omogeneo. Perché non basta annunciare nuove risorse, bisogna farle arrivare davvero alle persone. È proprio in questo passaggio che si gioca la credibilità della politica.

Se gestiti bene, i fondi inutilizzati possono rappresentare molto di più di un’occasione sprecata recuperata: possono diventare l’inizio di un nuovo modello di assistenza. Uno in cui le famiglie non siano più sole e in cui la cura torni a essere un valore riconosciuto anche dallo Stato. L’attenzione pubblica è tornata su questi temi: adesso resta da capire se sarà l’inizio di una trasformazione strutturale o solo un’altra promessa che rischia di perdersi nel tempo.

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