Il momento di chiudere la propria attività commerciale può rappresentare una sfida emotiva e finanziaria, ma lo Stato italiano prevede un importante sostegno al reddito per i commercianti che si trovano in questa difficile transizione. Si tratta di un vero e proprio paracadute economico, noto come Indennizzo per la Cessazione Definitiva dell’Attività Commerciale, che garantisce un assegno mensile. Questo beneficio è un aiuto concreto per chi ha dedicato una vita al settore e ora attende la pensione.
Da tempo, il panorama commerciale italiano richiede strumenti in grado di facilitare il ricambio d’impresa e sostenere i professionisti più anziani. L’Indennizzo Commercianti non è una misura assistenziale o pensionistica, ma un contributo economico temporaneo gestito dall’INPS e istituito per la prima volta con il Decreto Legislativo 207/1996 e successivamente stabilizzato dalla Legge 53/2000.

Lo scopo primario di questa misura è duplice: da un lato, offrire un reddito dignitoso ai titolari di piccole e medie imprese e ai loro coadiuvanti familiari che decidono di cessare l’attività; dall’altro, favorire il ricambio generazionale e l’uscita dal mercato di imprese non più competitive o prossime alla pensione, limitando l’impatto sociale della chiusura. Per accedere a questo beneficio, il commerciante deve soddisfare requisiti specifici e stringenti, che vanno oltre la semplice chiusura della Partita IVA. Il contributo, erogato mensilmente, rappresenta una somma fissa e vincolata che può fare la differenza nel periodo di attesa della pensione di vecchiaia.
Requisiti essenziali e importo mensile garantito
L’accesso all’Indennizzo INPS è riservato a categorie specifiche di lavoratori autonomi: esercenti attività commerciali al dettaglio o all’ingrosso, gestori di attività di somministrazione al pubblico di alimenti e bevande, e agenti e rappresentanti di commercio. I requisiti di accesso sono cumulativi e devono essere verificati al momento della presentazione della domanda all’INPS. Come specificato dall’Istituto, il richiedente deve aver compiuto l’età di 62 anni se uomo, o 57 anni se donna. È fondamentale, inoltre, dimostrare di avere almeno cinque anni di contribuzione, anche non continuativi, versati nella Gestione Speciale Commercianti (presso l’INPS).

Il requisito più cruciale è la cessazione definitiva e irrevocabile dell’attività, con la cancellazione del nominativo dal Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio, la riconsegna della licenza e la cancellazione dall’Albo di appartenenza. L’importo dell’indennizzo è fisso e strutturalmente legato al trattamento minimo di pensione previsto dal Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti. L’INPS aggiorna questo valore annualmente, che attualmente si attesta intorno a 598,61 € al mese per il 2024, garantendo una cifra stabile e prevedibile fino al raggiungimento del requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia (generalmente 67 anni).
Il meccanismo di finanziamento e la natura del sostegno
Il fondo utilizzato per l’erogazione di questo sostegno al reddito è finanziato attraverso un meccanismo contributivo interno alla categoria stessa. Tutti gli esercenti attività commerciali iscritti alla Gestione Commercianti INPS versano un’aliquota contributiva aggiuntiva per alimentare questo fondo specifico. Questo aspetto conferisce all’indennizzo una natura non assistenziale, ma derivante dalla solidarietà e dalla contribuzione della categoria. L’indennizzo viene erogato mensilmente, non è reversibile (non si trasmette agli eredi) ed è incompatibile con lo svolgimento di qualsiasi altra attività di lavoro dipendente o autonomo.
Il beneficio decade automaticamente al raggiungimento dell’età e dei contributi necessari per la pensione di vecchiaia o, in caso di nuova iscrizione negli elenchi dei commercianti. L’istituto, che gestisce la complessa verifica dei requisiti e la liquidazione, svolge un ruolo chiave nel fornire chiarezza su questo strumento economico, che rappresenta un passaggio fondamentale nella pianificazione finanziaria di molti commercianti a fine carriera.