Due misure pensate per sostenere le famiglie e le lavoratrici madri possono finalmente coesistere senza penalizzazioni. La riforma dell’ISEE ha eliminato un ostacolo che per anni ha limitato la possibilità di ricevere aiuti economici simultanei, rendendo ora compatibili l’Assegno Unico e il Bonus Mamme. Questa novità, apparentemente tecnica, cambia in modo concreto la gestione delle spese quotidiane. Non si tratta solo di ricevere più denaro, ma di non essere più costretti a scegliere tra un sostegno e l’altro. Quando le norme si allineano alla realtà, gli effetti diventano tangibili e incidono direttamente sul bilancio familiare. La nuova impostazione non solo semplifica, ma dà finalmente valore a chi si trova a fare i conti ogni giorno con i costi della genitorialità e del lavoro.
Negli anni scorsi, molti nuclei familiari si sono trovati a rinunciare a uno dei due benefici: ottenere un aiuto comportava spesso la perdita di un altro a causa dell’effetto che aveva sull’ISEE. Con la riforma, questo meccanismo si è interrotto. Il Bonus Mamme e l’Assegno Unico possono ora essere ricevuti insieme, senza che uno riduca o escluda l’altro.

Non è solo una semplificazione burocratica, ma un cambiamento che restituisce giustizia sociale a chi vive situazioni economiche complesse. Questa compatibilità apre la strada a una nuova modalità di sostegno, più completa e funzionale ai bisogni delle famiglie di oggi.
La riforma dell’ISEE rivoluziona l’accesso ai sostegni e rende davvero cumulabili Assegno Unico e Bonus Mamme
L’Assegno Unico è ormai una misura strutturale per le famiglie con figli a carico, modulata sulla base dell’ISEE. Fino al 2024, il problema era che l’erogazione stessa dell’assegno finiva per far salire il valore dell’ISEE, rischiando di tagliare fuori la famiglia da altri benefici. Con la riforma, questo paradosso è stato corretto: l’assegno non incide più sul calcolo dell’indicatore e non ostacola l’accesso ad altre prestazioni.

La circolare INPS n. 33 del 4 febbraio 2025 ha ufficializzato le nuove regole. Chi ha già presentato la domanda per l’Assegno Unico non deve fare nulla: la misura prosegue in automatico con i nuovi parametri. Le famiglie con figli disabili, genitori soli o nuclei numerosi continuano a beneficiare delle maggiorazioni già previste, con l’ulteriore vantaggio che queste non compromettono l’accesso ad altri aiuti.
Immaginando un caso concreto, una coppia con due figli e reddito intorno ai 25.000 euro poteva ricevere l’Assegno Unico, ma rischiava di superare la soglia per bonus comunali o scolastici. Oggi, quella stessa coppia può mantenere i sostegni precedenti e ottenere anche il Bonus Mamme, senza che l’uno pregiudichi l’altro. È una vera svolta, soprattutto per chi ha bilanci fragili e spese imprevedibili.
Il Bonus Mamme si integra perfettamente con l’Assegno Unico e aumenta le risorse disponibili senza più penalizzare il nucleo familiare
Il Bonus Mamme nel 2025 vale fino a 480 euro l’anno, destinato alle lavoratrici madri con almeno due figli e reddito lordo fino a 40.000 euro. La modalità di erogazione cambia in base alla tipologia di lavoro: per molte dipendenti è previsto direttamente in busta paga, mentre per le autonome la gestione passa attraverso l’INPS. La vera novità è che il bonus è fiscalmente esente e non rileva ai fini ISEE, quindi non influisce su altre misure.
Questo significa che si può percepire l’Assegno Unico per i figli e, contemporaneamente, beneficiare del Bonus Mamme senza che ciò modifichi il proprio profilo economico agli occhi della pubblica amministrazione. È un cambiamento che offre un margine di respiro reale alle famiglie, soprattutto a quelle dove la madre lavora e affronta il peso delle spese quotidiane.
Rimangono requisiti da rispettare: per il Bonus serve essere lavoratrici attive e rientrare nei limiti di reddito; per l’Assegno Unico è necessaria la residenza in Italia e la presenza di figli fiscalmente a carico. Tuttavia, la combinazione è ora tecnicamente e legalmente possibile. Questo consente alle famiglie di costruire una rete più solida di aiuti, meno condizionata da effetti secondari e penalizzazioni nascoste.
L’integrazione tra queste due misure non è solo un’opportunità economica, ma un riconoscimento concreto del ruolo delle madri nel contesto lavorativo e familiare. In un periodo in cui ogni supporto conta, avere accesso a entrambe le misure senza dover scegliere è un segnale importante.





