Pensioni 2026, addio Fornero? Le 5 mosse chiave per uscire prima dal lavoro

La riforma delle pensioni 2026 è uno dei temi centrali della prossima Legge di Bilancio. Il governo lavora per evitare uno “scalone” con il ritorno alla Legge Fornero, introducendo soluzioni ponte come una nuova Quota flessibile, il potenziamento dell’APE Sociale e correttivi per la pensione anticipata delle donne e dei lavoratori precoci.

Il dibattito politico ed economico attorno alla riforma delle pensioni entra nel vivo in vista del 2026. Con la fine delle misure transitorie come Quota 103 e il progressivo ritorno ai requisiti della Legge Fornero, il rischio di un brusco aumento dell’età pensionabile (da 62 a 67 anni) è reale. Il Ministero del Lavoro e il MEF stanno valutando ipotesi per evitare una “stretta” troppo rigida, bilanciando la sostenibilità dei conti pubblici con la tutela dei lavoratori più anziani.

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Pensioni 2026, addio Fornero? Le 5 mosse chiave per uscire prima dal lavoro – mondoefinanza.it

Secondo le anticipazioni diffuse da PMI.it e confermate da fonti vicine al Governo, l’obiettivo è introdurre un meccanismo di flessibilità strutturale che consenta di uscire dal lavoro a partire dai 63 o 64 anni con un ricalcolo contributivo dell’assegno. Il nodo principale resta il costo: secondo le simulazioni della Ragioneria Generale dello Stato, ogni punto percentuale di flessibilità aggiuntiva costa circa 1,2 miliardi € l’anno alle casse pubbliche.

Quota flessibile e ipotesi APE strutturale

Tra le opzioni più accreditate per la manovra 2026 emerge la cosiddetta Quota flessibile, che consentirebbe di accedere alla pensione con un minimo di 63 anni di età e 20 anni di contributi, con penalizzazioni sull’importo dell’assegno tra il 2% e il 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai requisiti ordinari. L’idea, sostenuta dal Ministero del Lavoro e da parte della maggioranza, punta a un modello più sostenibile rispetto a Quota 103 e compatibile con il vincolo di spesa imposto dal Patto di Stabilità europeo.

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Quota flessibile e ipotesi APE strutturale – mondoefinanza.it

Accanto a questa misura si discute della trasformazione dell’APE Sociale in strumento strutturale. Oggi riservata a disoccupati, caregiver, invalidi civili e lavoratori gravosi, l’anticipo pensionistico verrebbe reso permanente e ampliato a nuove categorie con requisiti meno stringenti. Secondo INPS, nel 2025 oltre 70.000 lavoratori hanno usufruito dell’APE, con una spesa di circa 1,1 miliardi €. Un ampliamento della platea, però, richiederebbe nuove coperture finanziarie e un maggiore coordinamento con le pensioni anticipate contributive.

Pensione anticipata, donne e correttivi alla Fornero

Un altro capitolo delicato della riforma pensionistica 2026 riguarda le donne. Il governo valuta di ripristinare una versione aggiornata di Opzione Donna, che permetta l’uscita a 60 anni (58 per le madri) con almeno 35 anni di contributi, ma con assegno ricalcolato interamente con il metodo contributivo. Anche qui il tema è l’equilibrio tra flessibilità e sostenibilità. Secondo le stime dell’INPS, una proroga della misura costerebbe oltre 700 milioni € l’anno.
Sul fronte della pensione anticipata, invece, si discute di una possibile revisione della finestra mobile di 3 mesi, introdotta nel 2024, per agevolare i lavoratori precoci. L’ipotesi di una pensione anticipata flessibile a 41 anni di contributi senza vincolo anagrafico resta però difficile da finanziare nel breve termine. Come spiegato dal presidente INPS Gabriele Fava, l’istituto è favorevole a una maggiore “elasticità in uscita” purché accompagnata da meccanismi automatici di riequilibrio sui coefficienti di trasformazione.
Infine, resta sul tavolo la proposta di introdurre un sistema di “bonus di permanenza” per chi decide di restare al lavoro oltre i 67 anni, con maggiorazioni contributive o sgravi fiscali. Secondo le analisi della Corte dei Conti, ogni anno di permanenza in più dei lavoratori anziani genera un risparmio netto per le finanze pubbliche superiore a 3 miliardi €.
La partita è aperta e si intreccia con la definizione delle risorse nella prossima Legge di Bilancio. Le decisioni definitive arriveranno entro fine anno, ma il traguardo del 2026 segnerà probabilmente l’avvio di una riforma strutturale destinata a ridefinire il sistema previdenziale italiano per il prossimo decennio.

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