Il drammatico dato ISTAT: 1 famiglia su 3 in Italia rinuncia al cibo. La scioccante verità dietro il carrello.

La crisi dei prezzi morde ancora e costringe oltre una famiglia su tre in Italia a operare tagli diretti sul cibo: un dato drammatico che rivela la sconvolgente perdita del potere d’acquisto. La forbice tra Nord e Sud si allarga su cifre allarmanti, confermando un Paese a due velocità nella gestione della spesa alimentare quotidiana.
L’incremento costante dei prezzi ha innescato una reazione a catena che sta modificando in modo irreversibile le abitudini di consumo delle famiglie italiane. Sebbene la spesa media mensile per i consumi nel 2024 sia rimasta sostanzialmente stabile, attestandosi a 2.755 € secondo i dati ISTAT, questa stabilità nasconde un profondo paradosso economico. Tra il 2019 e il 2024, la spesa in valori correnti è salita solo del 7,6%, a fronte di una dinamica inflazionistica che, misurata sull’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) nello stesso arco temporale, ha toccato il 18,5%.

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Il drammatico dato ISTAT: 1 famiglia su 3 in Italia rinuncia al cibo. La scioccante verità dietro il carrello. – mondoefinanza.it

Ciò significa che i cittadini, pur spendendo di più in termini nominali, si ritrovano ad acquistare una quantità e, spesso, una qualità inferiore di prodotti, in particolare di beni essenziali. La costante erosione del potere d’acquisto ha imposto un risparmio forzato e una rinegoziazione del budget familiare che colpisce soprattutto i consumi primari. La ricerca di offerte e di canali di acquisto più economici non è più una scelta, ma una necessità imposta dal caro-vita.

La stretta sui consumi primari e l’impatto reale dell’inflazione

Il segnale più allarmante della crisi dei prezzi riguarda la rinuncia a parte del paniere alimentare. Secondo l’ISTAT, nel 2024, ben il 31,1% delle famiglie italiane ha dichiarato di aver limitato la quantità o la qualità dei prodotti alimentari acquistati. Questo dato è appena in calo rispetto all’anno precedente, sottolineando la persistenza della difficoltà economica in ampie fasce della popolazione. A settembre 2025, mentre l’inflazione generale si è attestata a +1,6% su base annua, la crescita dei prezzi del cosiddetto carrello della spesa (beni alimentari, per la cura della casa e della persona) rallentava solo al +3,2% secondo l’ISTAT.

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La stretta sui consumi primari e l’impatto reale dell’inflazione – mondoefinanza.it

Questi rincari persistenti sui generi alimentari hanno un impatto diretto sui bilanci: l’Osservatorio Federconsumatori ha calcolato che l’aggravio di spesa annuo per una famiglia può arrivare a 504 €, mentre il Codacons ha spesso indicato cifre più alte, a causa dell’aumento dei costi. Di fronte a queste pressioni, le famiglie sono costrette a sostituire i prodotti di marca con quelli a marchio del distributore o a ricorrere ai discount, come dimostra la forte crescita del settore che Assoutenti ha stimato in +45,6% dal 2019.

La geografia della spesa: il divario Nord-Sud e le nuove abitudini

L’impatto della crisi si distribuisce in modo fortemente asimmetrico sul territorio, aggravando il divario geografico preesistente. L’analisi ISTAT evidenzia una sconvolgente differenza nella spesa media mensile tra le regioni: una famiglia del Nord-Est spende in media 3.032 €, quasi 834 € in più rispetto ai 2.199 € spesi da una famiglia del Sud, una differenza che ammonta al 37,9%. Questa disparità non riguarda solo la quantità di euro spesi, ma anche la loro destinazione. Le famiglie residenti nel Sud sono costrette a destinare una percentuale molto più alta del loro budget ai beni primari, come alimenti e bevande (25,4% dei consumi totali), contro il 17,4% del Nord-Est.

Questa minore capacità di spesa discrezionale al Sud è un chiaro indicatore di maggiore vulnerabilità all’inflazione alimentare. I tagli non si limitano agli alimenti, ma investono anche altre voci non essenziali, come l’abbigliamento e le calzature, dove quasi la metà delle famiglie ha tentato di ridurre gli acquisti per bilanciare la crescita dei prezzi a tavola.

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