Il mercato dei bond USA offre rendimenti oltre il 4%, ma l’opportunità di guadagno si scontra con la volatilità del cambio euro-dollaro. Le prossime decisioni della Federal Reserve (Fed) a fine luglio sono decisive per il biglietto verde e per i tuoi investimenti in Titoli di Stato americani.
L’interesse verso le obbligazioni statunitensi è ai massimi storici. Per chi cerca liquidità e rendimenti interessanti, i titoli brevi americani, come i T-Note e i BEI (Buoni del Tesoro Poliennali Indicizzati all’Inflazione), rappresentano una tentazione irresistibile. I rendimenti superano agevolmente la soglia del 4%, una performance che al momento è difficile replicare in Eurozona. Tuttavia, investire in dollari comporta una variabile complessa: la mobilità del tasso di cambio euro-dollaro. Se il dollaro USA dovesse indebolirsi ulteriormente, l’investitore in euro subirebbe un impatto negativo, anche se il rendimento del titolo restasse elevato. La chiave di volta risiede nelle mosse del Presidente della Banca Centrale di Washington, Jerome Powell.

Nonostante la sua strategia restrittiva sia rimasta invariata fino ad oggi, l’attenzione sui recenti segnali economici è massima, in particolare sui consumi e sul costo dell’indebitamento che resta elevato. Il tasso di riferimento statunitense, fermo al 4,50%, è nettamente superiore al 2,15% dell’Eurozona, creando un forte differenziale. A metà ottobre 2024, questo divario era meno marcato, con un tasso USA al 4,50% contro il 3,40% della BCE (Banca Centrale Europea) di Francoforte. Questa discrepanza è il motivo principale per cui, nonostante il rischio valuta, una notevole quantità di denaro si sta spostando verso Washington, non solo per azioni, ma anche per la remunerazione superiore sul denaro offerta dalle obbligazioni.
La stretta Fed e la volatilità del cambio euro-dollaro
La linea dura della Federal Reserve ha una ragione specifica: il timore che una propensione ai consumi robusta tra le famiglie potesse innescare un nuovo ciclo di aumenti dei prezzi e, di conseguenza, dell’inflazione. Questa ipotesi, pur avendo molti sostenitori, si confronta ora con il rischio di una possibile caduta della capacità di spesa a causa del mantenimento di un tasso di riferimento elevato, con potenziali danni al sistema bancario e alle aziende statunitensi. Molti analisti ed esperti, come Angelo Drusiani, suggeriscono che potremmo essere alla vigilia di una possibile svolta importante nella politica monetaria della Fed.

Il cambio euro-dollaro riflette questa incertezza, mantenendosi su valori medio-alti, con il biglietto verde percepito come debole rispetto alla moneta unica. A questi livelli, tuttavia, l’investimento in emissioni obbligazionarie denominate in dollari statunitensi introduce una rischiosità aggiuntiva, legata alle variazioni del rapporto di cambio. Una forte propensione al rischio è necessaria per chi sceglie, anche agli attuali livelli di cambio, di allocare una quota di portafoglio titoli in valuta non euro, soprattutto alla luce della già forte discesa del valore del dollaro nei confronti della moneta unica.
Differenziali di tasso e opportunità obbligazionarie
Il forte differenziale di tasso tra USA (4,50%) e Eurozona (2,15%) è il principale motore che rende i bond USA così appetibili. Per un investitore con base in euro, l’attrattività è duplice: il rendimento intrinseco del titolo e la potenziale rivalutazione del dollaro. Tuttavia, la prudenza è d’obbligo. Se da un lato il rendimento supera il 4%, dall’altro il dollaro ha mostrato una forte mobilità. Un eventuale cambio di umore alla Federal Reserve, magari in vista della riunione del 29 e 30 luglio, potrebbe portare a una modifica della strategia dei tassi, impattando direttamente sulla forza del dollaro. Un allentamento della politica monetaria USA potrebbe indurre la moneta a stelle e strisce a perdere ulteriore valore, penalizzando l’investitore in euro al momento del rientro del capitale.
Per coloro che desiderano evitare totalmente il rischio valuta, la soluzione è non investire in titoli denominati in monete diverse dall’euro. Per chi, invece, accetta un livello di rischio più elevato, l’inserimento di una quota non rilevante di titoli americani in dollari può rappresentare una strategia di diversificazione e ricerca di rendimento. La scelta della BCE di gestire il costo del denaro in forma la meno rigida possibile, in contrapposizione alla rigidità statunitense, evidenzia come le due sponde dell’Atlantico stiano seguendo percorsi distinti, che influenzano direttamente il mercato obbligazionario e i movimenti del cambio.