La nuova pensione anticipata per gli sportivi introduce un importante aggiornamento nelle regole previdenziali italiane. Il provvedimento, che riguarda atleti professionisti e tesserati in discipline riconosciute, stabilisce nuovi requisiti anagrafici e contributivi per accedere al trattamento in anticipo rispetto all’età ordinaria. Una misura che nasce dall’esigenza di adattare il sistema pensionistico alle peculiarità delle carriere sportive, spesso più brevi e discontinue rispetto a quelle tradizionali.
Il tema della pensione anticipata per gli sportivi professionisti è tornato al centro dell’attenzione dopo la pubblicazione del decreto che modifica le regole di accesso ai trattamenti previdenziali per le categorie iscritte al Fondo Pensione Sportivi Professionisti. Secondo i dati forniti dal Ministero del Lavoro e dall’INPS, il nuovo modello mira a garantire una maggiore equità rispetto alla durata effettiva della vita lavorativa degli atleti, tenendo conto dei limiti fisici e delle interruzioni di carriera frequenti nel settore. In base alla nuova disciplina, l’accesso alla pensione anticipata sarà consentito a partire dai 56 anni di età per gli uomini e 54 anni per le donne, con almeno 20 anni di contributi effettivamente versati.

Un aspetto rilevante è l’introduzione di una flessibilità contributiva: gli sportivi che abbiano svolto attività in periodi discontinui potranno riscattare gli anni non coperti, fino a un massimo di cinque, attraverso un meccanismo di ricongiunzione agevolata. Questa innovazione, spiegano gli esperti del Centro Studi Itinerari Previdenziali, risponde all’esigenza di tutelare i professionisti di discipline in cui le carriere si interrompono precocemente per motivi fisici o per la fine dei contratti. Il nuovo regime si applicherà inizialmente agli iscritti a federazioni riconosciute dal CONI e, in prospettiva, potrebbe essere esteso anche ad altri lavoratori del settore sportivo che operano con contratti atipici o stagionali.
Requisiti e categorie interessate dalla nuova pensione anticipata
Secondo quanto precisato dall’INPS, la pensione anticipata sportiva potrà essere richiesta dai tesserati con almeno 20 anni di contribuzione nel Fondo Sportivi e che abbiano maturato il requisito anagrafico indicato. Per le attività con rischio fisico elevato, come calcio, ciclismo o discipline motoristiche, è previsto un abbattimento di un anno sull’età richiesta. Il calcolo della prestazione avverrà secondo il metodo contributivo, con possibilità di integrazione al minimo in presenza di redditi bassi.

L’obiettivo, secondo il Ministero dello Sport, è quello di armonizzare la tutela previdenziale con la realtà lavorativa di chi svolge attività sportive professionali, senza penalizzare chi ha avuto carriere brevi ma regolari versamenti. Gli esperti ricordano che, per i periodi di inattività, restano validi i contributi figurativi riconosciuti in base a contratti o indennità federali, che concorrono al raggiungimento del requisito minimo.
Le novità per il settore e le prospettive future
La riforma introduce anche strumenti di ricongiunzione contributiva per atleti che abbiano svolto altre attività lavorative al termine della carriera sportiva. In questo modo, i periodi contributivi versati in diverse gestioni potranno essere cumulati ai fini del diritto alla pensione. L’INPS precisa che la misura non comporterà oneri aggiuntivi per lo Stato, poiché sarà finanziata dai contributi ordinari delle società sportive e dalle aliquote specifiche già previste. Gli analisti di Itinerari Previdenziali sottolineano che il nuovo sistema rappresenta un passo importante verso una maggiore sostenibilità previdenziale, ma evidenziano anche la necessità di vigilare sulla corretta applicazione delle regole. L’evoluzione del modello sportivo, con contratti più flessibili e percorsi di carriera internazionali, richiederà ulteriori adeguamenti normativi.
Per questo il Ministero del Lavoro ha annunciato un tavolo tecnico permanente con le federazioni e l’INPS per monitorare l’impatto delle nuove regole e valutare eventuali correttivi. La misura si inserisce nel più ampio contesto di riforma del sistema pensionistico nazionale, che punta a garantire equità e flessibilità in base alle specificità delle diverse categorie lavorative, incluse quelle sportive.