Un assegno mensile da 603,40 euro può sembrare poco, ma per molti ex commercianti rappresenta una boccata d’ossigeno dopo la chiusura definitiva della propria attività. Non è una misura temporanea né un bonus straordinario, ma un indennizzo strutturale riconosciuto dall’INPS, pensato per chi ha dovuto abbassare la saracinesca senza avere ancora maturato la pensione di vecchiaia. Attenzione però: non basta chiudere la partita IVA, servono requisiti precisi e una domanda da presentare entro tempi stabiliti. Ecco cosa prevede davvero la misura e cosa bisogna fare per riceverla ogni mese, senza errori o brutte sorprese.
Chi ha gestito un’attività commerciale sa bene quanto sia difficile prendere la decisione di chiudere per sempre. Dietro quella scelta ci sono spesso anni di sacrifici, investimenti e lavoro quotidiano. Quando si arriva a quel punto, il rischio di rimanere senza reddito fino alla pensione è concreto.
Ecco perché dal 2019 è stato introdotto un sostegno stabile: l’indennizzo per la cessazione definitiva dell’attività commerciale, reso strutturale dalla Legge di Bilancio. L’INPS ha confermato anche per il 2025 l’importo dell’assegno mensile, pari a 603,40 euro, corrispondente al trattamento minimo pensionistico. Non si tratta di un aiuto per tutti, ma di una misura rivolta a chi ha rispettato specifici criteri contributivi e anagrafici.
La novità più recente arriva con il messaggio INPS n. 2719/2025, che ha sbloccato i pagamenti per chi ha già presentato domanda e ha confermato i requisiti per chi intende farlo entro il 31 agosto.
L’indennità mensile è destinata a ex esercenti del commercio che abbiano chiuso definitivamente la loro attività e rispettino tre condizioni fondamentali.
La prima è l’età: almeno 62 anni per gli uomini e 57 per le donne. La seconda riguarda i contributi versati: è necessario aver maturato almeno cinque anni, anche non continuativi, nella Gestione speciale commercianti INPS, come titolari o coadiutori.
Il terzo requisito, forse il più complesso, è la cessazione definitiva dell’attività. Non basta sospendere l’attività o cederla a terzi: è obbligatoria la cancellazione dal Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio e la restituzione delle autorizzazioni comunali. Solo in presenza di una chiusura totale e irreversibile, l’INPS riconosce il diritto all’indennizzo.
Un altro aspetto cruciale è che non si può svolgere nessuna altra attività lavorativa durante il periodo in cui si percepisce l’indennità. Chi riprende a lavorare deve comunicarlo all’INPS entro 30 giorni, altrimenti l’assegno viene interrotto retroattivamente.
La richiesta deve essere presentata esclusivamente in via telematica, attraverso il portale INPS accedendo con SPID, CIE o CNS, oppure tramite il Contact center o i patronati. Il servizio da utilizzare si chiama “Domanda di indennità commercianti”.
È importante verificare con attenzione che tutta la documentazione sia in regola: dalla visura camerale con la cancellazione definitiva alle eventuali licenze restituite. Errori o omissioni nei documenti allegati possono rallentare l’iter o portare al rigetto della richiesta.
La scadenza da rispettare per il 2025 è il 31 agosto. Chi presenta la domanda in tempo e ha tutti i requisiti, riceverà il primo pagamento dal mese successivo alla chiusura dell’attività, seguendo lo stesso calendario delle pensioni.
Questo assegno mensile, finanziato con un contributo aggiuntivo dello 0,48% versato dagli stessi commercianti durante gli anni di attività, rappresenta un aiuto concreto per affrontare un periodo di transizione spesso difficile.
Non si tratta di una pensione anticipata, ma di un vero e proprio supporto economico che accompagna l’ex esercente fino al raggiungimento della pensione di vecchiaia. Una forma di tutela silenziosa ma essenziale, che merita di essere conosciuta e compresa fino in fondo
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