Il rimborso del canone di locazione concorre alla formazione del reddito? Questa e tante altre domande stanno accompagnando questo ausilio sociale di grande rilievo.
Come sappiamo, con la Legge di bilancio 2025 è arrivata questa bella novità e il lavoratore dipendente ha diritto al canone di locazione, o meglio, ha diritto che gli venga rimborsato dopo averlo pagato. Tra l’altro, una grandissima confusione è nata anche in merito ai requisiti per poter usufruire di questo beneficio.

Tuttavia, il Fisco ha fatto un opportuno chiarimento. Innanzitutto, questa misura spetta a coloro i quali nel corso dell’anno abbiano avuto la fortuna di avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato. Ma un ulteriore importante requisito è che vi è la necessità di trasferire la residenza nel comune ove ha sede l’impresa.
Le regole chiarite dal Fisco
Il Fisco ha chiarito che la legge che istituisce questo bonus prevede la non concorrenza di esso alla formazione del reddito da lavoro dipendente. Ciò vale per i primi due anni dalla data di assunzione a tempo indeterminato e comunque sempre entro il limite di 5.000 euro annui. Parliamo delle somme erogate o rimborsate dal datore di lavoro per i canoni di locazione dovuti dal lavoratore. Il reddito percepito, però, non deve essere superiore ai 35 mila euro all’anno.

Inoltre, un altro requisito è che lo spostamento dalla sua sede di vita precedente alla nuova residenza lo abbia costretto a muoversi di più di 100 km. Anche se se ne parla poco, questo bonus riguarda non soltanto i canoni di locazione, ma anche le spese di manutenzione dei fabbricati locati dei dipendenti dal primo gennaio 2025 al 31 dicembre 2025.
Dichiarazione per certificare che la distanza sia quella richiesta
Ma è importante sottolineare che l’esclusione dal concorso alla formazione del reddito del lavoratore non ha tuttavia rilievo a fini contributivi. Il lavoratore rilascia al datore di lavoro un’apposita dichiarazione nella quale dovrà attestare il luogo di residenza nei sei mesi precedenti dalla data di assunzione.
In questo modo, il datore di lavoro e lo Stato sapranno che effettivamente è rispettato il famoso limite dei 100 km. Le somme erogate o rimborsate così finiranno nelle tasche del lavoratore.
Ma questo bonus non basta assolutamente a dare una mano alla drammatica questione abitativa italiana. Nelle città piccole trovare lavoro e difficile ed in quelle grandi ciò che si guadagna finisce integralmente nelle tasche del padrone di casa. Come sempre oltre a tante belle parole non si vedono soluzioni reali.