Andare in pensione a 50 anni in Italia sembra un’utopia perché, col sistema pensionistico attuale, l’età minima richiesta è di 67 anni, salvo alcune eccezioni.
In linea di principio, la pensione di vecchiaia richiede almeno 20 anni di contributi, oppure oltre 41 anni per la pensione anticipata. Dunque, andare in pensione a 50 anni è quasi impossibile, ma, come vedremo, ci sono due vie.

La prima via è riservata a chi è stato colpito da grave disabilità. In questo caso, se ci sono gradi di invalidità già accertate, si esce dall’odiato lavoro con soli cinque anni di contributi e a 50 anni, appunto. Nel dettaglio, è fondamentale avere un’invalidità riconosciuta non inferiore all’80%, valutata e certificata dalla commissione medica INPS.
Foto bella donna di 50 anni e scritta “Finalmente mi godo la vita”
Come funziona e le due vie molto diverse
Ma non si tratta dell’invalidità civile generica, bensì di invalidità specifica e pensionabile che incide proprio sulla capacità lavorativa. Dunque, chi può chiedere una pensione fortemente anticipata a 50 anni è tipicamente un dipendente che sostanzialmente ha una disabilità tale da rendergli impossibile o quasi il lavoro.

Tuttavia, una forma di pensione riferita a persone con un’inabilità totale permanente e, dunque, qui parliamo del 100%, può essere richiesta anche anticipatamente, e qui si prescinde completamente dall’età. Dunque, la prima via per andare in pensione a 50 anni è possibile soltanto in casi di gravissima inabilità totale.
Ma c’è anche una seconda via che in Italia, ma soprattutto in Europa, è sempre più utilizzata, vale a dire un uso accorto e consapevole di strumenti paralleli. Parliamo del cosiddetto metodo FIRE, acronimo di Financial Independence, Retire Early.
Una consapevolezza sempre più diffusa
Si tratta di una strategia finanziaria che permette di andare in pensione molto prima dell’età pensionabile tradizionale, anche intorno ai 50 anni o addirittura meno.
Il mondo del lavoro è cambiato e, mentre prima lavorare era considerato qualcosa di positivo, ormai è diffusa la consapevolezza che il lavoro è soltanto un peso che impedisce di vivere la vita e che ruba veramente troppi anni, lasciandoci giusto l’età infantile e quella più senile, nelle quali abbiamo ben poca capacità di autodeterminarci. È vero, ci sono quei striminziti quindici giorni di ferie all’anno, ma si tratta di una piccola “ora d’aria” nella quale è possibile fare ben poco.
Sulla base di questa consapevolezza, il principio base del FIRE è accumulare una somma di capitale investito sufficientemente grande da poter generare il reddito passivo che copra tutte le proprie spese di vita, permettendo così di smettere di lavorare. In Italia si sta diffondendo sempre di più questa filosofia e ormai in Europa è ben consolidata, appunto.