L’oro continua a sorprendere i mercati con nuovi record storici, spinto dall’incertezza economica globale, dai tagli dei tassi e dall’aumento degli acquisti delle banche centrali. Le previsioni più recenti indicano che il prezzo del metallo prezioso potrebbe raggiungere i 4.300 $ l’oncia entro il 2026.
L’interesse per l’oro è tornato ai massimi livelli, sostenuto da fattori macroeconomici e geopolitici che rendono il lingotto una delle riserve di valore più apprezzate. I dati diffusi dal Ministero del Lavoro degli Stati Uniti e i report degli analisti mostrano come l’incertezza sul mercato del lavoro americano, unita alle tensioni politiche e al rischio di shutdown, abbia rafforzato la corsa verso beni rifugio. Il prezzo spot ha toccato quota 3.896,49 $ l’oncia, superando i precedenti massimi, con un guadagno del 47% da inizio anno, il più ampio dal 1979.

Secondo Goldman Sachs, la crescita è sostenuta non solo dai tagli dei tassi di interesse attesi dalla Federal Reserve, ma anche dal forte incremento delle partecipazioni in ETF garantiti dall’oro, che a settembre sono cresciute di oltre 109 tonnellate, ben oltre le previsioni. Le banche centrali hanno ripreso ad accumulare riserve dopo la pausa estiva, confermando la solidità della domanda istituzionale. Parallelamente, la debolezza del dollaro ha aumentato l’attrattiva del metallo giallo.
Le previsioni degli analisti e il ruolo della speculazione
Il rialzo dell’oro ha attirato l’attenzione degli analisti internazionali. Daan Struyven di Goldman Sachs ha sottolineato che i rischi al rialzo sono più intensi rispetto alle stime iniziali. La banca d’affari prevede un prezzo di 4.000 $ l’oncia a metà 2026 e fino a 4.300 $ entro la fine dello stesso anno. Due i fattori che sostengono questa ipotesi: il rafforzamento delle posizioni speculative, che spiegano circa l’1% del rally registrato da fine agosto, e l’aumento inatteso delle partecipazioni negli ETF occidentali, un indicatore chiave della diversificazione degli investitori privati.

Il mercato dell’oro rimane comunque relativamente contenuto se confrontato con quello dei Treasury USA. Le partecipazioni negli ETF, pari all’1,5% delle obbligazioni governative statunitensi in mano ai privati, indicano che anche un piccolo spostamento dei capitali dai titoli a reddito fisso verso il metallo prezioso può generare forti oscillazioni. Questo rende il lingotto al tempo stesso un’opportunità e un fattore di volatilità.
I dati di mercato e il sostegno della domanda reale
Oltre alle previsioni finanziarie, la domanda reale di oro conferma la forza del trend. Secondo i dati diffusi dalla Perth Mint, le vendite di prodotti in oro a settembre sono aumentate del 21% rispetto al mese precedente, mentre quelle di argento hanno raggiunto i livelli più alti degli ultimi cinque mesi. Per Tim Waterer di KCM Trade, le condizioni restano favorevoli: lo shutdown del governo USA e i possibili nuovi tagli ai tassi spingono gli investitori a rifugiarsi in asset considerati sicuri.
La combinazione di banche centrali in acquisto, ETF in crescita, dollaro debole e nuove politiche monetarie espansive mantiene quindi lo scenario positivo per il metallo prezioso. L’oro resta vicino alla soglia dei 3.900 $ l’oncia e, secondo gli esperti, i presupposti per un ulteriore balzo verso i target stimati entro il 2026 sono già presenti nel mercato.