Pensione di reversibilità: la Cassazione sancisce arretrati e diritti per l’ex coniuge. Le tre sentenze che cambiano totalmente le cifre

Tre pronunciamenti della Cassazione hanno cambiato radicalmente i criteri riguardanti gli arretrati e, in generale, la situazione dei diritti per l’ex coniuge relativamente alle pensioni di reversibilità.

Innanzitutto, abbiamo l’ordinanza numero 5839 del 5 marzo 2025. In questa occasione, la Cassazione ha sancito che la durata del matrimonio non può essere considerata l’unico parametro per determinare la quota della pensione di reversibilità che spetta all’ex coniuge. Questo parametro, certamente importante, deve essere comunque armonizzato con le condizioni economiche delle parti in gioco e con l’entità dell’assegno divorzile, in modo tale che ci sia una distribuzione equa della pensione tra l’ex coniuge e il coniuge superstite.

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In particolare, con questa odinanza si è anche ribadito che la pensione di reversibilità non è una sorta di eredità automatica, ma assurge al ruolo di vero e proprio strumento di sostegno economico da distribuire in base a criteri di giustizia e solidarietà. La sentenza è andata a cassare una precedente decisione e ha rimandato il caso per una nuova valutazione.

Solidarietà e soccorso del più fragile

In secondo luogo, abbiamo l’ordinanza numero 8375 del 2025. La Cassazione, in questo caso, ha esteso il diritto alla pensione di reversibilità all’ex coniuge anche in assenza di percepimento di assegno divorzile. Dunque, decisamente un cambio di rotta rispetto al passato, perché prima ciò era richiesto come condizione. Anche in questo caso possiamo vedere un nuovo orientamento che va a considerare maggiormente la realtà sociale attuale e a tutelare di più l’ex coniuge, secondo principi di solidarietà economica.

anziana felice
Solidarietà e soccorso del più fragile-mondoefinanza.it

Da ultimo, le varie sentenze e ordinanze relative ai principi sui quali riposa la ripartizione della pensione di reversibilità. In vari pronunciamenti, infatti, è stato sancito che la ripartizione della reversibilità tra ex coniuge e coniuge superstite deve basarsi su un vero e proprio principio solidaristico che chiama in causa tutti gli elementi in gioco: dunque durata del matrimonio, condizioni economiche, assegni ricorsi, eccetera.

Questi orientamenti vanno ad escludere un tetto massimo automatico stabilito dalla legge e, invece, si focalizzano sulla distribuzione equa e giusta. È innegabile un cambio di rotta ed un approccio che guarda più al bisogno economico dei singoli che non a criteri rigidi.

Ma è realmente giusto? Difficile dirlo. I critici di questo approccio sostengono che così il diritto si svuota di senso e svolge quasi una impropria funzione suppletiva dello stato sociale “dimenticando” chi ha diritto e sostituendolo con chi ha bisogno.

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