Azimut torna sotto i riflettori dopo il report di Mediobanca, che ha acceso l’attenzione degli investitori parlando di una sottovalutazione del 40 %. Gli analisti hanno infatti rivisto il prezzo obiettivo a 40 €, mentre il mercato continua a prezzare il titolo ben al di sotto delle valutazioni teoriche.
Il gruppo del risparmio gestito, guidato da Pietro Giuliani, è da tempo osservato speciale a Piazza Affari. Negli ultimi mesi le quotazioni hanno mostrato una crescita significativa, ma secondo Mediobanca la capitalizzazione attuale non esprime pienamente il valore delle sue attività. A spingere la revisione al rialzo contribuiscono diversi fattori: la forza del business italiano, lo sviluppo delle operazioni internazionali, oltre al recente spin-off di The Next Bank (TNB), considerato strategico per la diversificazione del gruppo.

Nelle analisi pubblicate, viene messo in evidenza come la posizione finanziaria netta, l’andamento dei flussi in ingresso e i ritorni sugli investimenti consolidino una struttura patrimoniale più solida del previsto. Al tempo stesso, la valutazione “somma delle parti” porta a un valore complessivo superiore ai 50 € per azione, contro i circa 31 € di mercato, un divario che ha alimentato il dibattito tra osservatori e analisti.
Il cambio di approccio di Mediobanca assume rilievo anche perché in passato gli esperti di Piazzetta Cuccia avevano mantenuto un atteggiamento più prudente. Oggi, invece, la banca mette in luce elementi di crescita e redditività che aprono scenari inattesi, rendendo il titolo uno dei più discussi tra gli operatori istituzionali.
Dettagli chiave della valutazione e assunzioni critiche
La metodologia adottata da Mediobanca si basa sul modello SOTP: si valuta separatamente il business italiano (tolto TNB), quello internazionale, la cassa netta e l’earnout legato al progetto TNB. Gli analisti considerano utile un multiplo P/E di 13,4 per l’Italia e 15 per l’estero, contando sull’eccedenza della posizione finanziaria netta e delle partecipazioni strategiche. Un fattore centrale è l’earnout che l’azionista acquirente di TNB dovrà pagare: il VAN stimato di 653 milioni è superiore alla cifra comunicata inizialmente. Tuttavia, la realizzazione effettiva dipende dall’esecuzione del piano, dal conseguimento della licenza bancaria e dalla performance futura di TNB.

Inoltre, l’analisi di WebSim sottolinea che costi operativi in crescita del 7-10 % per il 2025 potrebbero ridurre il margine sull’EPS, moderando parte del potenziale. Anche il movimento dei flussi netti è cruciale: Azimut ha raggiunto 1,451 miliardi nei primi sei mesi del 2025, e la crescita internazionale rafforza la diversificazione. Infine, la fiducia degli analisti su Azimut come titolo sottovalutato è rafforzata proprio dal cambio di tono di Mediobanca, che in passato non è sempre stato entusiasta: l’attuale scenario di valore nascosto spicca perché rompe con la narrativa precedente.
Rischi, scenari e sensibilità nello sconto attuale
Il progetto TNB costituisce un rischio strategico: se non dovesse ottenere la licenza o sviluppare i ricavi attesi, la parte del valore attribuita potrebbe essere rivista al ribasso. Inoltre, l’adozione di multipli elevati per l’estero e la stima di margini stabili dipendono da condizioni macro favorevoli e dalla capacità del gruppo di contenere i costi. Il ricorso massiccio all’earnout e la leva negativa implicita espongono Azimut all’esecuzione operativa. Sensibilità sul multiplo P/E, sul tasso di sconto e sui flussi attesi può ridurre il potenziale di valorizzazione. Il mercato mostra già reazioni positive: Azimut guadagna oltre il 3,7 % oggi in Borsa. Infine, pur se Mediobanca propone un target value oriented, sarà fondamentale che il gruppo confermi i risultati trimestrali e che fornisca evidenze concrete sullo spin-off TNB affinché il mercato recuperi fiducia nella nuova valutazione più aggressiva.