Questo Governo ha messo al centro della situazione politica l’arginare il crollo della natalità.
Tuttavia, oggi le giovani coppie per lo più desiderano non avere figli perché non ritengono che avranno la continuità di reddito necessaria per poterli mantenere fino all’età adulta, visto che anche soltanto la sicurezza sulla loro pensione appare un miraggio. Ma vediamo quali sono le misure concretamente messe in campo dal Governo per far cambiare idea a giovani e meno giovani.

Innanzitutto, c’è il notissimo bonus mamme lavoratrici 2025. Il Governo ne ha parlato tanto e per l’opposizione si è trattato quasi di una forma di campagna elettorale fuori tempo. Si tratta di un bonus di appena 40 euro netti al mese per ogni mese lavorato nel 2025.
Viene erogato in un’unica soluzione a fine anno su richiesta dell’INPS. È destinato alle lavoratrici dipendenti (ma escluse le domestiche) e lavoratrici autonome con reddito fino a 40.000€ con almeno due figli, il più piccolo dei quali deve avere 10 anni, oppure almeno tre figli con un ultimo fino a 18 anni.
Bonus limitati ma molteplici per le mamme
Per una donna che lavora al giorno d’oggi, addirittura con due o tre figli da mantenere, non si capisce quale utilità abbiano 40 euro al mese. Per le lavoratrici a tempo indeterminato con due o più figli, per i mesi di lavoro è previsto un esonero contributivo che può arrivare fino a 3.000 euro all’anno. Il bonus non incide sul calcolo della pensione e viene pagato dall’INPS.

Poi abbiamo il bonus mamme disoccupate. Questo bonus si applica alle neomamme disoccupate oppure senza tutela previdenziale. La cifra erogata è di appena 2037 euro in cinque rate.
Ma per le mamme ci sono un’altra serie di aiuti, come bonus bebè (che tuttavia hanno natura di bonus locali e dunque non sono erogati ovunque), bonus asilo nido (che invece è particolarmente utile), indennità di maternità INPS e poi ci sono assegni familiari e ovviamente l’Assegno Unico.
Paletti che creano problemi alle mamme
Ma vediamo i paletti del bonus mamme 2025. Questo bonus prevede un reddito annuo da lavoro dipendente o autonomo che non superi i 40 mila euro. Si deve essere madri di almeno due figli con l’età che abbiamo ricordato, ma il problema più scottante è quello delle categorie escluse dal bonus mamme.

Infatti, questo bonus ha curiosamente escluso proprio le lavoratrici mamme più deboli. Le lavoratrici domestiche come colf e badanti, che molto spesso sono persone della situazione economica abbastanza precaria, non riceveranno neanche questo piccolo aiuto. Le lavoratrici autonome in regime forfettario, che molto spesso non sono altro che finte dipendenti e quindi lavoratrici povere, saranno escluse da questo aiuto. Escluse anche le madri con un solo figlio, persino se questo è disabile.
Sappiamo bene che i disabili in Italia sono aiutati in maniera leggerissima e il welfare per questo tipo di problemi appare la parodia rispetto a quelli degli altri paesi europei. Tra l’altro, sono anche escluse le madri che già beneficiano di uno sgravio contributivo totale fino al 2026 ed è ancora escluse anche pensionate o disoccupate. Insomma, ad essere lasciate fuori da questo chiamato bonus mamme non sono le lavoratrici ricche, ma paradossalmente le disoccupate o le lavoratrici povere.