I BTP sono titoli di Stato italiani che offrono cedole periodiche e rimborso del capitale a scadenza. Ma conviene davvero investirci oggi? Tra rendimenti, rischi e inflazione, è importante capire le differenze tra le varie tipologie di BTP disponibili sul mercato e valutare i dati più recenti per farsi un’idea chiara.
Sempre più risparmiatori si chiedono se acquistare Buoni del Tesoro Pluriennali sia una scelta vantaggiosa. I rendimenti sono tornati interessanti dopo anni di tassi vicini allo zero, ma l’andamento dell’inflazione, le decisioni della BCE e le prospettive sul debito pubblico italiano influiscono molto sulla convenienza reale. Oltre al classico BTP decennale, oggi esistono vari strumenti: i BTP Italia, legati all’inflazione nazionale, o i BTP Futura, pensati per il risparmio domestico con premi fedeltà che incentivano il mantenimento fino a scadenza.

La tassazione agevolata al 12,5% sugli interessi li rende più competitivi rispetto ad altri prodotti finanziari come obbligazioni corporate o conti deposito, ma resta fondamentale analizzare con attenzione rischi, durata e finalità di ciascuna emissione in base al proprio profilo di investimento.
Esempi pratici di BTP e rendimenti attuali
Un esempio classico è il BTP 10 anni, che oggi offre un rendimento lordo attorno al 3,6%. Questo titolo è molto scambiato sui mercati ed è il punto di riferimento per misurare lo spread con i Bund tedeschi. Chi compra e mantiene fino alla scadenza riceve cedole semestrali fisse, ma se vende prima può subire oscillazioni di prezzo anche significative.
Diverso il caso del BTP Italia, indicizzato all’inflazione nazionale: le cedole e il capitale crescono in base all’aumento dei prezzi. Nell’ultima emissione, la cedola reale era dell’1,6%, a cui si aggiunge l’adeguamento inflattivo e un premio fedeltà dello 0,8% per chi mantiene il titolo fino alla scadenza. Questo strumento è stato apprezzato in periodi di inflazione alta, come nel 2022-2023, perché proteggeva il potere d’acquisto.

C’è poi il BTP Futura, destinato solo ai piccoli risparmiatori, che prevede cedole crescenti negli anni e premi aggiuntivi legati all’andamento del PIL italiano. Nell’emissione del 2023, ad esempio, le cedole partivano dall’1,5% e salivano progressivamente fino al 3%, con un premio fedeltà massimo dell’1% a fine periodo. Questo titolo punta a sostenere il finanziamento del debito con un coinvolgimento diretto delle famiglie italiane.
Infine, i BTP a 30 anni garantiscono rendimenti lordi superiori al 4,5%, ma comportano rischi maggiori in termini di oscillazione dei prezzi: sono adatti a chi vuole fissare un flusso cedolare stabile nel tempo e non teme la volatilità del mercato secondario.
Rischi da valutare e confronti con altre soluzioni
Il principale rischio dei BTP è quello dei tassi: se la BCE alza i tassi, il valore di mercato dei titoli scende. Ad esempio, chi avesse comprato un BTP decennale nel 2021 a rendimenti sotto l’1% ha visto il valore scendere quando i tassi sono risaliti al 3-4%. Esiste anche il rischio inflazione, che penalizza le cedole fisse dei titoli tradizionali: in questi casi strumenti come BTP Italia hanno una funzione protettiva.
Un altro aspetto riguarda il rischio Paese: lo spread tra BTP e Bund tedeschi è un indicatore della fiducia dei mercati sulla solidità del debito italiano. Un aumento dello spread può influenzare negativamente il prezzo dei titoli già emessi.
Per chi cerca alternative, ci sono le obbligazioni corporate, gli ETF obbligazionari diversificati o titoli di altri Stati con rating più alto. Tuttavia, i BTP restano popolari per il rapporto cedola/prezzo, per la tassazione agevolata e per la possibilità di diversificare la durata scegliendo tra scadenze brevi, medie o molto lunghe.