Gli incrementi stipendiali derivanti dai rinnovi contrattuali e dai CCNL sono sempre attesi con interesse da milioni di lavoratori. Nel secondo trimestre 2025, l’ISTAT segnala una crescita del 2,7% delle retribuzioni contrattuali orarie rispetto allo stesso periodo del 2024, sintomo che gli aumenti stabiliti nei contratti collettivi nazionali di lavoro stanno producendo effetti reali.
Le parti sociali, i sindacati e i contratti nazionali di categoria definiscono quando e quanto aumenta lo stipendio: non solo rinnovi, ma anche scatti di anzianità, superminimi, differenziali stipendiali. Il tema è caldo soprattutto in settori come il pubblico impiego e gli enti locali, dove lo sblocco dei contratti ha permesso aumenti lordi mensili significativi in alcune categorie. Secondo dati recenti, si registrano ritardi anche consistenti nei rinnovi: molti CCNL restano scaduti, con impatti sul potere d’acquisto.

L’ISTAT riporta che l’attesa media per i contratti scaduti è diminuita leggermente ma resta sopra i due anni in alcuni comparti. Nel settore privato e nei servizi la crescita delle retribuzioni orarie è più moderata, ma in linea con le attese. Il rinnovo del CCNL metalmeccanici, ad esempio, prevede aumenti fissi mensili per diversi livelli, come +27,70 € per il livello C3 e +24,75 € per il quinto livello della categoria Orafi-Argentieri. Chiari segnali che gli incrementi stipendiali da contratto non sono solo numeri astratti ma misure concrete con impatto diretto in busta paga.
Cosa prevedono i rinnovi contrattuali recenti
Dai dati ISTAT emerge che nel II trimestre del 2025 la retribuzione oraria media nei CCNL applicati sia nell’industria sia nei servizi ha avuto un aumento tendenziale del 2,7% rispetto al II trimestre 2024. Per la Pubblica Amministrazione l’incremento è stato pari al 2,9%, mentre nei privati si parla di +2,7%. Alcuni CCNL ormai in ultrattività, come quelli per i metalmeccanici, hanno già applicato aumenti fissi: il CCNL Metalmeccanica riconosce +27,70 € mensili al livello C3 (ex quinto livello) e i contratti Orafi-Argentieri prevedono +24,75 € al quinto livello.

Gli scatti di anzianità rimangono un pilastro: ad esempio, nel CCNL Commercio ogni tre anni, fino a 10 scatti nel totale, con importi che variano a seconda del livello di inquadramento. I differenziali stipendiali, previsti in molti contratti collettivi, riconoscono maggiori competenze o specializzazioni, e vengono corrisposti tutte le mensilità, aumentando lo stipendio base mensile per tredicesima e quattordicesima.
Tempi, sfide e impatti degli aumenti in busta paga
Una sfida concreta è la tempistica dei rinnovi: molti CCNL coprono periodi già passati, e gli arretrati possono essere sostanziosi. Ad esempio, il contratto dell’Area Funzioni Centrali ha previsto un aumento medio di circa 558 € lordi mensili per 13 mensilità a partire dal 1° gennaio 2024, insieme a arretrati rilevanti (circa 9.400 €) per il periodo tra la firma e l’erogazione effettiva dell’aumento. Il pubblico impiego e gli enti locali sono particolarmente interessati, con proposte di aumenti mensili lordi tra 120-150 € lordi per alcuni livelli, nel caso dei Comuni, secondo fonti sindacali.
La Legge di Bilancio 2025 e i decreti negoziali collegati stanziano risorse per adeguare le tabelle retributive, anche per tappare i divari salariali tra amministrazioni locali e ministeri centrali. Serve però che il rinnovo sia applicato senza ritardi per evitare che l’inflazione eroda i guadagni reali. Fonti ufficiali (ISTAT, Brocardi) segnalano che gli incrementi contrattuali finora applicati migliorano la retribuzione nominale, ma il recupero del potere d’acquisto richiede che gli aumenti superino almeno il tasso d’inflazione registrato nell’ultimo anno.