Entrare in farmacia per acquistare vitamine sembra una delle azioni più semplici e quotidiane, ma può nascondere risvolti fiscali inaspettati. Molti pensano che ogni spesa sanitaria, soprattutto se fatta in farmacia, possa essere portata in detrazione nel modello 730. Eppure, la normativa fiscale italiana disegna confini precisi tra ciò che è ammesso e ciò che resta escluso.
Le spese mediche detraibili non comprendono tutto ciò che riguarda il benessere, anche quando i prodotti sono acquistati su consiglio del medico.ù
I parafarmaci, categoria in cui rientrano molte vitamine e integratori, sono proprio al centro di questa esclusione. Il punto non è quanto un prodotto sia utile alla salute, ma come è classificato legalmente. E questa distinzione fa tutta la differenza, soprattutto al momento della dichiarazione dei redditi.

L’acquisto di vitamine, minerali, probiotici e altri integratori è in costante aumento. Sono utilizzati per prevenire carenze, migliorare le difese immunitarie o favorire il benessere psicofisico. Vengono spesso suggeriti da medici, farmacisti o specialisti, e venduti regolarmente all’interno delle farmacie.
Questo porta a pensare, erroneamente, che siano automaticamente assimilabili ai farmaci, e quindi fiscalmente agevolabili.
In realtà, ciò che distingue un farmaco da un parafarmaco è la presenza dell’autorizzazione all’immissione in commercio rilasciata dall’AIFA.
Le vitamine, se non registrate come medicinali, restano escluse dal beneficio della detrazione IRPEF del 19%. Nemmeno una prescrizione medica può modificarne la classificazione. Questo vale anche per colliri da banco, pomate, fitoterapici, cosmetici terapeutici o prodotti omeopatici privi di registrazione farmaceutica. L’unico documento in grado di chiarire la natura della spesa è lo scontrino parlante.
Lì si trovano le indicazioni su cosa è detraibile e cosa no: se compare la voce “parafarmaco”, la spesa resta interamente a carico del contribuente.
L’acquisto di vitamine in farmacia non è considerato spesa medica detraibile quando il prodotto rientra nella categoria dei parafarmaci anche se prescritto da un medico
Le regole in materia di detrazione spese sanitarie sono definite dall’Agenzia delle Entrate e confermate da diverse fonti ufficiali, come il portale dell’Agenzia stessa e siti normativi come Brocardi.it.
La detrazione del 19% è riconosciuta solo se l’acquisto riguarda un farmaco, un dispositivo medico marcato CE, o una prestazione sanitaria effettuata da strutture autorizzate.

Nel caso delle vitamine, nonostante siano commercializzate in farmacia e abbiano finalità salutistiche, la legge le inquadra come parafarmaci, escludendole dall’elenco delle spese detraibili.
Anche integratori specifici, come quelli per sportivi, per anziani o per soggetti con carenze nutrizionali, non rientrano nelle spese ammesse. Un flacone di vitamina B12 acquistato su consiglio del nutrizionista, o un multivitaminico da banco suggerito dal medico curante, non saranno detraibili se lo scontrino indica “parafarmaco”. Il criterio guida resta la classificazione ufficiale del prodotto, non l’intento per cui viene assunto. Nemmeno la finalità terapeutica, anche quando reale, può modificare la natura del prodotto.
Inoltre, è obbligatorio il pagamento con strumenti tracciabili, come carte di credito o bonifici, per tutte le spese sanitarie, tranne quelle erogate da strutture pubbliche o accreditate. Questi limiti, spesso poco noti, creano ogni anno delusioni e dubbi, soprattutto per chi ha investito somme importanti in integratori sperando in una detrazione.
I casi reali che mostrano come la natura del prodotto acquistato influenzi il diritto alla detrazione fiscale anche quando si tratta di salute e prevenzione
Immaginando una situazione concreta, una persona acquista tre prodotti in farmacia: un antibiotico prescritto, un flacone di vitamina C e una crema per dolori muscolari a base di arnica. Solo il primo sarà detraibile, poiché classificato come farmaco.
Gli altri due, se non registrati come medicinali, saranno indicati come “parafarmaci” sullo scontrino e non daranno diritto a nessun vantaggio fiscale. Anche i prodotti omeopatici rientrano in questo meccanismo: se non sono inseriti nell’elenco dei farmaci autorizzati, non possono essere detratti, indipendentemente dall’utilizzo. Molti ignorano che nemmeno la prescrizione medica rappresenta un elemento sufficiente per rendere detraibile l’acquisto. Il contenuto dello scontrino parlante è ciò che guida la detrazione. Quando si affrontano spese ricorrenti per la salute, conoscere questi dettagli aiuta a evitare errori e illusioni fiscali.
Un altro esempio riguarda i prodotti per neonati, come latte artificiale e creme protettive: anche se venduti in farmacia e usati quotidianamente, non rientrano nelle spese mediche detraibili. Il confine tracciato dalla legge può sembrare rigido, ma serve a garantire chiarezza e coerenza nel sistema fiscale.