Un cambiamento storico che parla di uguaglianza e rispetto. Grazie a un nuovo messaggio dell’INPS e a una sentenza della Corte Costituzionale, anche le madri che non hanno partorito, ma fanno parte di una coppia omogenitoriale femminile, possono finalmente avere il congedo obbligatorio. È un passo importante verso la parità, che riconosce un diritto a chi si prende davvero cura dei figli, ogni giorno, fin dal primo momento.
Fino a poco tempo fa, una delle due madri in una coppia omogenitoriale non aveva diritto a nessun giorno di congedo dopo la nascita di un figlio, se non era lei ad aver partorito. Anche se registrata all’anagrafe come genitore, anche se presente ogni giorno nella vita del bambino, anche se lavoratrice, non le spettava nulla. Questo perché la legge non prevedeva questa situazione.

Ma cosa si intende esattamente per famiglia omogenitoriale? Si tratta di una famiglia formata da due genitori dello stesso sesso che crescono insieme uno o più figli. Nelle coppie di donne, una è la madre biologica, l’altra è la madre intenzionale, cioè colei che ha scelto di essere genitore fin dall’inizio, pur non avendo partorito. Vive con il bambino, lo cresce, lo ama e si assume tutte le responsabilità. Fino a oggi, però, questa madre non aveva gli stessi diritti previsti per un padre o una madre biologica. Eppure era, a tutti gli effetti, una genitrice.
Tutto cambia nel luglio 2025, quando la Corte Costituzionale interviene con la sentenza n. 115. La Corte stabilisce che è sbagliato escludere queste madri dal congedo obbligatorio. L’INPS recepisce la decisione e, con il Messaggio n. 2450 del 7 agosto 2025, estende ufficialmente questo diritto anche a loro.
Ora anche la seconda mamma ha diritto al congedo obbligatorio dopo la nascita del figlio
Con questa novità, anche le madri intenzionali nelle coppie di donne hanno accesso al congedo obbligatorio di paternità, che fino ad oggi era riservato ai padri lavoratori. Si tratta di 10 giorni retribuiti al 100%, da prendere tra i due mesi prima e i cinque mesi dopo la nascita, l’adozione o l’affidamento di un bambino. Se nascono più figli insieme, i giorni diventano 20.

Il congedo può essere preso anche quando la madre biologica è ancora in maternità. Inoltre, i giorni non devono essere per forza consecutivi: si possono usare singolarmente. Le lavoratrici devono fare domanda al proprio datore di lavoro, che anticipa l’indennità, oppure direttamente all’INPS nei casi previsti. Per le lavoratrici pubbliche, la richiesta va fatta alla propria amministrazione.
Questo significa che, finalmente, anche la madre non biologica può stare a casa con il neonato nei primi giorni di vita. È un riconoscimento che dà valore al suo ruolo e permette una maggiore vicinanza al bambino in un momento delicato come quello dell’arrivo in famiglia.
Un diritto importante che riconosce tutte le famiglie e protegge meglio i bambini
Questa nuova misura non riguarda solo chi lavora o le madri intenzionali: riguarda anche i bambini. Perché ogni bambino ha diritto a essere seguito da chi si prende cura di lui ogni giorno, indipendentemente da chi lo ha partorito. La legge ora lo riconosce, e anche l’INPS ha aggiornato le sue istruzioni per rendere operativa questa novità in tutta Italia.
È una tappa fondamentale per costruire un sistema di diritti più equo. Per anni, le famiglie omogenitoriali si sono sentite escluse, nonostante la loro presenza fosse piena e concreta. Ora qualcosa cambia davvero: lo Stato inizia a trattare tutte le famiglie allo stesso modo, almeno sul piano del lavoro e delle tutele genitoriali.
Restano ancora molti passi da fare, ma questo primo riconoscimento crea un precedente. Potrà influenzare anche altri diritti, come il congedo parentale, i permessi per malattia del figlio, l’accesso ai servizi scolastici. Tutto questo aiuta non solo le madri, ma soprattutto i figli, che hanno bisogno di entrambe le figure che li amano e li crescono, non solo di quella biologica.