Un prelievo sospetto, una corsa contro il tempo e una risposta inaspettata dalla banca. Quando si perde il portafoglio con dentro la carta bancomat, l’ultima speranza è che qualcuno risponda del danno. Ma cosa accade quando la colpa viene attribuita proprio a chi ha subito il furto? Mi hanno rubato il portafoglio con il bancomat e hanno subito prelevato, ma la decisione del Collegio cambia le carte in tavola. Un caso reale diventa simbolo di una linea sempre più rigida nei confronti dei clienti.
Una mattina come tante, una borsa appoggiata per un attimo, e tutto sparisce. Documenti, contanti, ma soprattutto la carta bancomat. Scatta subito la chiamata per bloccare la carta, ma qualcosa non va. Il sistema automatico non risponde, la procedura si inceppa, e il tempo gioca contro.

Alle 9:40 finalmente il blocco è confermato. Ma è troppo tardi. Dal conto mancano già 1.100 euro. Il prelievo è stato effettuato alle 9:33. Sette minuti prima. L’unica mossa possibile è chiedere il rimborso alla banca, convinti che la colpa non possa ricadere su chi ha subito il furto.
La cliente sostiene di aver custodito con cura il PIN, senza mai lasciarlo insieme alla carta. Ma la banca non è d’accordo. Secondo loro, il fatto che il prelievo sia stato effettuato correttamente con il PIN è prova sufficiente per sospettare una grave negligenza. E infatti il rimborso viene negato.
Il caso esemplare: cosa ha deciso il Collegio di Bologna
Il ricorso finisce davanti al Collegio ABF di Bologna, che si esprime con la Decisione n. 3756 del 14 aprile 2025. L’obiettivo della cliente era ottenere il rimborso della somma sottratta, ma l’esito è tutt’altro che favorevole.

Il Collegio considera plausibile che la carta e il PIN fossero custoditi insieme, magari nella stessa borsa. Questo elemento, da solo, basta a far ricadere la colpa sull’utente. Il Collegio, quindi, conferma la posizione della banca e respinge il ricorso.
Questa decisione non è isolata. Sempre più spesso i Collegi ABF valutano con rigore la condotta del cliente. Se manca la prova di aver custodito correttamente il PIN, anche un furto subìto può diventare una responsabilità personale.
Ciò che colpisce è come basti un semplice dettaglio, come la posizione del codice, per spostare l’intero peso giuridico. La banca, infatti, è tenuta a rimborsare solo se il cliente ha adottato tutte le misure di sicurezza previste dalla legge. In caso contrario, ogni tentativo di rimborso può naufragare in pochi passaggi.
Responsabilità del cliente e rischi sottovalutati
La decisione del Collegio ABF diventa così un punto di riferimento per capire come comportarsi in caso di furto del bancomat. Le istituzioni come banche e Poste Italiane ribadiscono da tempo la necessità di tenere separato il PIN dalla carta.
Anche una distrazione apparentemente minima può trasformarsi in una colpa grave, almeno secondo i criteri giuridici. Se il codice viene trovato insieme alla carta, oppure se il ladro riesce a usarlo troppo facilmente, il sospetto ricade sul comportamento dell’utente.
Il problema è che la prova contraria spetta al cliente. E spesso è impossibile dimostrare che il PIN fosse conservato altrove. Nessun testimone, nessuna registrazione. Solo parole, e in questi casi non bastano.
Il caso di Bologna non è solo una sentenza negativa. È un segnale per chi ogni giorno si affida a carte e codici. Ogni dettaglio nella gestione del bancomat può fare la differenza. E a volte, in situazioni critiche, può trasformarsi nella linea che separa una perdita coperta da un danno irreversibile.