Una strada che esiste nella realtà, ma non sul navigatore. Un numero civico che porta a un campo vuoto. Una consegna urgente che non arriva perché l’indirizzo risulta “inesistente”. Succede davvero, ogni giorno, in tutta Italia. E se la soluzione arrivasse proprio da chi ha mappato il mondo intero? Il catasto si aggiorna con Google Maps e l’obiettivo è ambizioso: mettere finalmente ordine nel caos degli indirizzi errati. Ma cosa significa davvero questo cambiamento?
Da nord a sud, capita di imbattersi in numeri civici duplicati, vie cancellate ma ancora registrate nei sistemi ufficiali, edifici nuovi mai inseriti negli archivi pubblici. In molti casi non si tratta solo di un fastidio, ma di un ostacolo concreto per i cittadini: servizi che non arrivano, bollette perse, difficoltà burocratiche.

Negli ultimi anni, questo tipo di problema è diventato sempre più evidente con la crescita dell’e-commerce e della logistica. I corrieri, da Poste Italiane ad Amazon, faticano a trovare abitazioni “fantasma”, mentre i Comuni lottano con strumenti obsoleti per aggiornare i dati. È in questo scenario che entra in campo l’Agenzia delle Entrate, puntando su un’alleanza strategica con i giganti del digitale per risolvere alla radice il problema.
L’Archivio Nazionale dei Numeri Civici delle Strade Urbane (ANNCSU), gestito congiuntamente da Agenzia delle Entrate e Istat, diventa il cuore di questa rivoluzione. Non si parla solo di aggiornamenti sporadici, ma di una vera e propria apertura dei dati in modalità open data, così che Google, Amazon, TomTom e altri attori possano contribuire attivamente alla qualità del sistema.
Correggere gli errori del catasto grazie alle mappe digitali
Il progetto parte da una constatazione semplice: l’ANNCSU è una base dati preziosa, ma spesso incompleta o errata. Molti Comuni non aggiornano in tempo reale la numerazione civica, oppure non hanno mai effettuato una vera e propria mappatura del territorio. Questo genera situazioni paradossali, come indirizzi che non esistono nei registri ufficiali ma che sono invece reali, abitati e perfettamente funzionanti.

Da qui l’idea di integrare i dati ufficiali con quelli provenienti da strumenti di uso quotidiano, come Google Maps, Street View o i tracciamenti di corrieri e servizi postali. L’utilizzo combinato di queste fonti consente di confrontare le informazioni e segnalare eventuali discrepanze. In pratica, se Google rileva un numero civico che manca nel database, può trasmettere l’informazione all’ANNCSU, che a sua volta coinvolgerà il Comune competente per la verifica e la correzione.
Un esempio concreto riguarda le aree periferiche o rurali, spesso escluse dai censimenti tradizionali. Qui capita che gli abitanti ricevano la posta solo grazie alla conoscenza personale del postino, ma nei sistemi informatici risultino inesistenti. Con l’intervento delle mappe digitali e delle piattaforme logistiche, questi vuoti informativi possono essere colmati in modo molto più efficace rispetto al passato.
Collaborazioni strategiche per un’Italia meglio connessa
Il coinvolgimento di soggetti privati come Amazon, Google, DHL, Poste Italiane o TomTom non è un semplice supporto tecnologico, ma rappresenta un vero cambio di paradigma. Fino a pochi anni fa, il catasto e gli archivi civici si muovevano su binari separati rispetto alle piattaforme di navigazione. Oggi invece si cerca un linguaggio comune, dove i dati pubblici e privati dialogano per costruire un sistema più affidabile.
Come riportato dalla rivista Territorio Italia dell’Agenzia delle Entrate, l’obiettivo è creare un flusso continuo di aggiornamenti tra chi gestisce le mappe e chi ha il compito di certificare la numerazione. Ogni volta che un corriere segnala un errore, quel dato non viene più perso, ma diventa una segnalazione tracciabile. Ogni immagine di Street View diventa una fonte utile per verificare la presenza effettiva di un numero civico.
Ci sono già i primi esempi di Comuni che, grazie a questa sinergia, hanno aggiornato in modo massivo il proprio archivio, correggendo centinaia di errori in pochi mesi. Non si tratta solo di innovazione, ma di un servizio concreto alle persone, che rende l’Italia più moderna, efficiente e interconnessa.
In questo panorama, ogni clic su una mappa, ogni pacco che non arriva, ogni segnalazione fatta al Comune può diventare parte di un meccanismo collettivo che migliora l’intero sistema.