BTP che rendono quasi il 4% ma potrebbero generare grosse perdite in un portafoglio di investimenti

Promettono rendite tranquille per decenni, ma potrebbero diventare un peso enorme nel momento sbagliato. I BTP che rendono quasi il 4% sono tra le scelte preferite di chi cerca sicurezza e guadagno costante, ma pochi si rendono conto del rischio reale che comportano in un portafoglio. Quando il mercato cambia rotta, questi titoli possono trasformarsi da alleati a zavorre, con conseguenze tutt’altro che trascurabili. Vale davvero la pena legarsi per trent’anni?

L’idea di guadagnare un flusso costante, due volte l’anno, senza dover seguire l’andamento dei mercati può sembrare una benedizione. In un mondo incerto, il fascino dei titoli di Stato a lunga scadenza è più forte che mai. Basta guardare ai volumi di acquisto del BTP 2054: una pioggia di ordini, anche da piccoli risparmiatori, attratti da rendimenti che superano il 4% lordo.

salvadanaio e persona che scrive
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Ma dietro quella cedola generosa, si nasconde una realtà molto più delicata. I BTP con scadenze ultra-trentennali non sono titoli per chiunque. Reagiscono con forza a ogni variazione dei tassi di interesse. E basta un rialzo imprevisto per ritrovarsi con un titolo che vale il 15% o il 20% in meno, da un mese all’altro.

Quei rendimenti che possono diventare una trappola

Il caso più emblematico è il BTP 4,30% – 2054. Questo titolo paga una cedola elevata e si acquista poco sotto la pari. Il rendimento lordo supera il 4,4%, mentre quello netto si avvicina al 3,9% dopo imposta. Tutto molto interessante, almeno sulla carta. Il problema è la sua duration modificata: 15,74. Significa che se i tassi salgono dell’1%, il valore del BTP scende di oltre il 15%.

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Oggi i tassi sono al 2% e l’inflazione sembra sotto controllo. Ma se da qui a qualche anno lo scenario cambiasse? Se la BCE dovesse reagire a nuove spinte inflazionistiche? Chi detiene questo titolo potrebbe trovarsi con una perdita in conto capitale importante. E attenzione: non stiamo parlando di perdite temporanee su un’azione, ma di un titolo teoricamente “sicuro”.

Chi compra deve essere consapevole che vendere prima della scadenza, in certe condizioni di mercato, può significare accettare una perdita a doppia cifra. E in trent’anni possono succedere molte cose: cambiamenti personali, bisogni imprevisti, mutamenti nei mercati. Questo rende i BTP lunghissimi poco flessibili e inadatti a chi potrebbe aver bisogno di liquidità in tempi più brevi.

Il ruolo dei BTP lunghi in un portafoglio

In un portafoglio ben costruito, anche i titoli a lunghissima scadenza possono avere un senso. Ma solo se il peso complessivo è equilibrato. Se diventano una parte troppo ampia, il rischio di trovarsi esposti a un crollo dei prezzi in caso di rialzo dei tassi è molto alto.

Questi strumenti sono adatti solo a chi ha una pianificazione solida, un orizzonte temporale lunghissimo e nessun bisogno di smobilizzare nel breve o medio termine. Altrimenti, il gioco non vale la candela. Inoltre, la sicurezza apparente può essere fuorviante: il capitale è garantito solo se si arriva alla scadenza. Nel frattempo, però, il valore di mercato può oscillare con forza.

Non si tratta di dire che i BTP che rendono quasi il 4% siano da evitare a prescindere. Ma è fondamentale capire cosa si sta acquistando. E soprattutto, chiedersi se si è davvero pronti ad accettare l’impegno che questi titoli richiedono. A volte, un rendimento più basso ma stabile e flessibile è una scelta molto più saggia.

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