Un codice alfanumerico che suona tecnico ma può cambiare le sorti di un investimento, un prezzo che tradisce le apparenze e una cedola che non dice tutto: il BTP “4.2-BTP-01MZ34” sembra una scelta solida, ma nasconde risvolti meno intuitivi. Con una scadenza fissata al 1° marzo 2034 e una cedola del 4,2% annuo, a prima vista potrebbe sembrare l’occasione perfetta per garantirsi un flusso di rendita costante.
Eppure, basta guardare il prezzo di acquisto attuale, pari a 106,64, per accorgersi che il guadagno apparente potrebbe trasformarsi in una perdita certa a scadenza. La differenza tra ciò che si paga oggi e ciò che si riceverà alla fine del percorso racconta una storia diversa da quella che le sole cedole lasciano intuire.

E c’è anche un aspetto fiscale spesso trascurato, ma che può fare la differenza tra una decisione finanziaria consapevole e un errore da evitare.
Il titolo del Tesoro con cedola fissa al 4,2% e scadenza nel 2034 nasconde una perdita certa per chi lo acquista oggi
Come funziona il rendimento reale di un BTP sopra la pari e cosa succede al capitale investito alla scadenza
Il BTP identificato come “4.2-BTP-01MZ34” ha un valore nominale di 100 euro per ogni titolo, ma oggi viene scambiato a 106,64 euro. Questo significa che chi lo acquista ora sta pagando più di quanto riceverà alla scadenza. Una differenza che genera automaticamente una minusvalenza in conto capitale. Il titolo paga due cedole l’anno, per un totale del 4,2% annuo lordo, tassato al 12,5%.

Su un investimento di 10.000 euro, al prezzo attuale si acquistano circa 93,79 titoli. Ogni anno si incassano 393,92 euro lordi, che diventano circa 344,48 euro netti. In nove anni, il totale delle cedole nette si aggira intorno ai 3.100 euro. Tuttavia, alla scadenza, si riceveranno solo 9.379 euro di capitale, generando una perdita certa di circa 621 euro rispetto al capitale inizialmente investito.
Questo effetto è dovuto al fatto che, anche se le cedole sembrano generose, l’investitore subisce una perdita sul capitale che riduce il rendimento effettivo netto annuo a circa il 2,81%. Una percentuale inferiore rispetto a quella comunicata, e che rispecchia la reale convenienza dell’operazione. Il titolo quindi si adatta solo a chi accetta consapevolmente questo compromesso e lo inserisce in una più ampia strategia di portafoglio.
Come sfruttare la compensazione fiscale delle minusvalenze per non perdere soldi alla scadenza del titolo
Dal punto di vista fiscale, la perdita in conto capitale maturata alla scadenza di questo BTP non è deducibile dalle cedole incassate. Questo perché le cedole sono considerate “redditi da capitale”, mentre le perdite da rimborso sono classificate come “redditi diversi”, secondo quanto specificato dall’Agenzia delle Entrate.
La buona notizia è che queste minusvalenze possono essere usate per compensare plusvalenze derivanti da strumenti finanziari come azioni, ETF non armonizzati, criptovalute, derivati o fondi speculativi. La compensazione è possibile entro i quattro anni successivi alla scadenza del BTP.
Per esempio, se un investitore registra una plusvalenza da 1.000 euro vendendo un ETF, potrà ridurre l’imponibile fiscale sfruttando i 621 euro di perdita generati dal BTP. In questo modo, il carico fiscale complessivo si riduce e il rendimento netto effettivo dell’intero portafoglio migliora.
Chi valuta l’acquisto di questo titolo deve quindi considerare anche questa leva fiscale, che può trasformare una perdita certa in un’opportunità di ottimizzazione se pianificata per tempo. L’abbinamento a strumenti capaci di generare plusvalenze compensabili diventa una mossa fondamentale per chi intende rendere più efficiente la propria strategia d’investimento.