Una semplice e-mail può cambiare tutto: sembra innocua, elegante, perfino urgente. Ma c’è qualcosa che non torna. Perché mai l’Agenzia delle Entrate dovrebbe inviare una fattura tramite un servizio di condivisione file? E perché quella dicitura “Scade oggi” fa battere il cuore più del dovuto? Quando una comunicazione assomiglia troppo a una trappola, lo è davvero. E se c’è scritto “FatturaAgenziaEntrate.pdf”, meglio alzare le antenne. Nessuna scusa: aprirla potrebbe costare caro, molto più di una semplice distrazione. La nuova truffa via e-mail si presenta con l’aspetto perfetto, eppure è un’illusione letale. Anche chi pensa di essere esperto, potrebbe caderci. Il motivo? La truffa parla il linguaggio delle istituzioni. E lo fa dannatamente bene.
Capita spesso di dare un’occhiata alla posta elettronica nei momenti più impensati: tra due fermate della metro, davanti al caffè, mentre si attende una chiamata. In quei pochi secondi, si decide se un messaggio è importante o meno.
E quando si legge “fattura dell’Agenzia delle Entrate”, il pensiero corre subito a possibili problemi fiscali. Si apre. Si clicca. È proprio in questo automatismo che si insinua l’inganno. Nessun allarme immediato, nessun segnale evidente. Ma dietro quell’allegato si cela qualcosa di ben più subdolo.
Il nome del file è costruito con cura: “FatturaAgenziaEntrate.pdf” suona ufficiale, credibile, conforme a ciò che si potrebbe ricevere da un ente pubblico. La novità segnalata il 5 settembre dall’Agenzia delle Entrate riguarda una mail fraudolenta che simula l’invio tramite WeTransfer. Il layout è praticamente identico a quello del servizio originale e, per aumentare il senso d’urgenza, il messaggio contiene frasi come “Scade oggi”.
Il mittente sembra avere un dominio istituzionale, ma in realtà è solo un’imitazione ben riuscita. Il bottone “Scarica i file” conduce a un sito malevolo progettato per rubare dati personali, credenziali e informazioni bancarie. Secondo quanto riportato da fonti ufficiali come laleggepertutti.it e l’Agenzia delle Entrate stessa, si tratta di un caso classico di phishing evoluto.
Un esempio reale? Una piccola azienda ha ricevuto l’e-mail e, credendo si trattasse di una vera fattura, ha cliccato sull’allegato. Dopo aver inserito le credenziali PEC, ha visto il proprio account violato e utilizzato per inviare a sua volta decine di messaggi truffa. Il danno è stato immediato, con conseguenze legali e informatiche non banali.
Quando si riceve una presunta comunicazione da parte dell’Agenzia delle Entrate, la prima regola è non farsi prendere dal panico. I documenti ufficiali non vengono mai trasmessi tramite link o servizi esterni come WeTransfer. Le fatture, le notifiche e qualsiasi altro avviso fiscale sono consultabili esclusivamente all’interno del portale dell’Agenzia, attraverso accesso con SPID, CIE o CNS.
Nel dubbio, è sempre preferibile visitare direttamente il sito ufficiale www.agenziaentrate.gov.it
, dove è presente la sezione “Focus sul phishing” dedicata agli avvisi su truffe in corso. In alternativa, è consigliabile rivolgersi all’ufficio territoriale per avere conferma dell’autenticità della comunicazione ricevuta.
Mai fornire dati personali o bancari tramite link sospetti, nemmeno se il messaggio appare credibile. L’autenticazione a due fattori è un valido alleato contro gli accessi non autorizzati, così come un controllo attento del dominio del mittente. Anche una sola lettera diversa può fare la differenza.
Le truffe digitali non fanno distinzione tra privati e professionisti. Colpiscono chiunque abbia una casella e-mail e un minimo di dimestichezza con la burocrazia. Il pericolo è dietro l’angolo, ma una buona dose di attenzione può ancora fare la differenza.
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