Cosa c’è dietro un testamento scritto così bene da non lasciare spazio a rancori? L’ultima volontà di Pippo Baudo ha qualcosa da insegnare anche a chi non possiede milioni. In un’Italia dove le famiglie si dividono per un garage, il conduttore ha lasciato un messaggio che parla di ordine, rispetto e affetti veri. Un’eredità che va oltre il denaro, e che lascia un esempio raro.
L’immagine è quella di una stanza raccolta, forse a Bracciano, nello studio del notaio Renato Carraffa. Davanti, non una folla, ma tre persone: i due figli di Pippo Baudo e la storica assistente Dina Minna. Nessun volto teso, nessuna voce sollevata. Solo attenzione. Quando il notaio legge le volontà del celebre conduttore, tutto fila liscio. I figli ricevono la loro parte. Dina, che lo ha affiancato per 36 anni, riceve il resto. Nessuno si oppone. Nessuno contesta. Un testamento che sembra scritto con il bilancino, e invece è frutto di una lucidità rara.
In un Paese dove spesso i testamenti si trasformano in battaglie, quello di Baudo è una lezione silenziosa. Ha rispettato la legge, certo, ma anche le persone. Ha dato ciò che era dovuto, e poi ciò che era giusto. Non per convenzione, ma per coerenza.
Nel diritto italiano, chi fa testamento deve rispettare i cosiddetti eredi legittimari. Si tratta dei figli, del coniuge e, se mancano questi, dei genitori. La legge impone loro una quota legittima: una parte dell’eredità che spetta di diritto, anche contro la volontà del testatore. Quando ci sono due figli, la quota riservata è pari ai due terzi del patrimonio, da dividere in parti uguali. Il terzo restante, la quota disponibile, può invece essere assegnato a chiunque.
Nel caso di Baudo, la suddivisione è stata esemplare: i figli hanno ricevuto la quota che spettava loro per legge, mentre la parte restante è andata alla sua assistente. Un gesto perfettamente conforme al diritto, ma anche profondamente umano. Dina Minna non era solo una dipendente, ma una presenza costante nella sua vita. Un affetto costruito nel tempo, che Baudo ha voluto riconoscere fino in fondo.
Importante è anche la forma scelta per il testamento: quello pubblico, redatto dal notaio alla presenza di testimoni. È il più sicuro e difficilmente contestabile. In alternativa, molti optano per il testamento olografo, scritto a mano, ma più fragile dal punto di vista legale.
Il figlio Alessandro, riconosciuto solo nel 2000, ha ricevuto la stessa quota della sorella. Nessun segno di differenze. Nessuna esclusione. Anche qui, Baudo ha voluto mettere ordine. Ha sanato ferite con un gesto concreto, lasciando spazio solo all’equilibrio.
Nessuna reazione polemica è emersa, almeno finora. E questo fa pensare che Baudo abbia condiviso in vita le sue intenzioni. Magari non nei dettagli, ma nel senso generale. Un modo per evitare malintesi e rancori futuri. Un modo per uscire di scena con eleganza.
In fondo, scrivere un testamento non è solo un atto burocratico. È un messaggio. Un modo per dire chi ha contato davvero, anche quando le parole non bastano più. E in quel gesto, c’è forse il ritratto più sincero di una persona.
Un conto corrente a zero spese per due anni sembra quasi troppo bello per essere…
Un’Europa che cambia pelle senza fare troppo rumore. Da un lato la Francia, alle prese…
Un assegno che sembrava sicuro può improvvisamente diventare molto più leggero. In certe situazioni, la…
In pochi conoscono davvero il potenziale di un titolo di Stato che può garantire un…
C'è chi pensava che una ristrutturazione fosse la fine dei problemi. Invece, per molti, è…
Chi ha detto che per lasciare il lavoro serva solo la pensione? C’è chi guarda…