Chi ha detto che per lasciare il lavoro serva solo la pensione? C’è chi guarda al passato per costruirsi un futuro diverso. In un’Italia in cui le regole pensionistiche diventano sempre più stringenti, qualcuno ha trovato una via alternativa. E non si tratta di soluzioni fantasiose o sconosciute, ma di risorse che molti hanno già in tasca. La chiave potrebbe essere proprio il Trattamento di Fine Rapporto, quel gruzzolo spesso dimenticato fino all’ultimo giorno di lavoro. Ma se diventasse qualcos’altro? E se potesse accorciare il tempo verso la pensione?
Molti lavoratori oggi si trovano davanti a un bivio. Da una parte c’è l’età pensionabile ordinaria, sempre più lontana. Dall’altra, anni di fatica e contratti instabili che rendono pesante ogni giorno in più. In mezzo, ci sono strumenti come il TFR, considerato solo come una somma da riscuotere alla fine. Eppure, oggi potrebbe avere un ruolo ben più importante.
Sta prendendo forma una proposta che mira a farne un alleato per chi vuole smettere di lavorare prima, anche senza una pensione particolarmente alta. Non si tratta solo di quando andare in pensione, ma di come riuscirci. Per alcuni, basterebbe poco per fare il salto.
Nel sistema attuale, per accedere alla pensione anticipata contributiva servono almeno vent’anni di contributi e un assegno di almeno tre volte l’importo dell’assegno sociale. Con i valori aggiornati al 2025, significa almeno 1.616 euro lordi al mese. Non sempre facile da raggiungere, soprattutto per chi ha avuto carriere discontinue o stipendi modesti.
Ed è qui che il Trattamento di Fine Rapporto può entrare in gioco in modo nuovo. La proposta in discussione mira a permettere ai lavoratori di trasformare il proprio TFR in una rendita mensile, così da integrare la pensione e superare la soglia richiesta. Un’idea che può cambiare le carte in tavola.
Prendiamo Giorgio, 64 anni, con una pensione prevista di 1.400 euro. Ha maturato circa 30.000 euro di TFR. Convertendolo in una rendita da 220 euro mensili, supererebbe la soglia e potrebbe andare in pensione prima. Per lui, il TFR sarebbe il ponte che gli consente di uscire dal lavoro senza attendere i 67 anni.
Non tutti, però, trarrebbero vantaggio da questa scelta. Lucia, stessa età, ha una pensione pubblica di 1.500 euro e 250 euro da un fondo integrativo. Lei può accedere alla pensione anticipata senza intaccare il TFR, che resta a disposizione come liquidazione. In questo senso, ogni situazione va valutata con attenzione.
La misura non è ancora legge, ma la direzione è chiara. Offrire più flessibilità a chi vuole lasciare il lavoro prima, sfruttando risorse già disponibili come il TFR. Il tutto, possibilmente, accompagnato da agevolazioni fiscali sulla rendita. Un incentivo che potrebbe rendere questa scelta più conveniente.
Va sottolineato che si tratterebbe di un’opzione volontaria. Chi sceglie questa strada rinuncerebbe al TFR in forma di liquidazione unica, ricevendolo in quote mensili. Una decisione che richiede valutazioni personali, anche con l’aiuto di consulenti previdenziali, per evitare sorprese in futuro.
Ogni caso è diverso, ma l’idea di usare il TFR come ponte verso la pensione anticipata apre scenari interessanti. Soprattutto per chi non riesce a raggiungere da solo la soglia minima richiesta. Più che una scorciatoia, potrebbe diventare uno strumento concreto per riconquistare tempo e serenità.
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